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Tencone: “Il gioco di Pogba aumenta i rischi. Ricadute? Al 50%”

Paul Pogba
Il direttore di Isokinetic Torino, in un'intervista a Tuttosport, ha parlato dell'infortunio del francese e della sua terapia conservativa.

redazionejuvenews

Il precampionato della Juventusè stato in parte rovinato dalla notizia dell'infortunio di Paul Pogba. Il francese, infortunatosi durante la tournée americana, deve fare i conti con un problema al ginocchio destro, più precisamente al menisco. Dopo il consulto effettuato a Lione, il giocatore ex Manchester United, di concerto con lo staff medico bianconero, ha scelto di non operarsi, ma optare per una terapia conservativa. Con un intervento chirurgico il centrocampista avrebbe avuto uno stop fino a 5 mesi, che gli avrebbe impedito di prendere parte al Mondiale in Qatar con la sua Francia, dove vorrebbe difendere il titolo conquistato nel 2018.

Intervistato da Tuttosport, il dottor Fabrizio Tencone, direttore di Isokinetic Torino, ha parlato della situazione del giocatore bianconero: "Nelle prossime cinque settimane il giocatore riprenderà progressivamente ad allenarsi. Non ci sono delle cure particolari. Quel menisco è rotto e nessuna cura del mondo lo rimetterà a posto. Rimarrà rotto. Tuttavia il pezzettino di menisco che si è staccato potrebbe iniziare a dare sempre meno fastidio e dolore, a patto che, come si dice in gergo, non ‘incastri il ginocchio’ e non lo ‘mandi in blocco’. Pogba potrebbe anche non sentire alcun fastidio, nel migliore dei casi. E quindi potrà riprendere progressivamente il lavoro sul campo".

Quali sono le criticità nel ritorno in campo dopo un problema di questo tipo: "Il problema non è tanto correre o prendere un colpo, il problema è saltarci sopra con la rotazione. Pogba peraltro ha un ginocchio particolare, fa tutti quei numeri: si ferma, torna indietro, cambia passo. Questa specificità aumenta un po’ il rischio che il ginocchio si blocchi. Poi, per carità, non è che succeda nulla di grave, verrebbe operato in quel momento lì. Però vuol dire ricominciare dall'inizio tutto il percorso".

E sulla possibilità di una ricaduta con la terapia conservativa, ha risposto: "A quanto risulta, c’è un rischio del 50%".