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Juve in The World: Bruges

Juventus

1978 e 2005: due gare per due epoche diverse

redazionejuvenews

TORINO - Il Belgio rientra tra quei Paesi che hanno deciso di interrompere lo svolgimento del campionato in seguito all'emergenza causata dal Coronavirus e di rendere ufficiale la situazione di classifica così come è maturata fino ad oggi. Non si giocheranno pertanto i play-off che designano la squadra campione e il titolo è stato assegnato al Club Bruges, che nella prima fase del torneo ha maturato 15 punti di vantaggio sul Gent, la concorrente più vicina. Per la squadra campione non è una novità trionfare: storicamente solo l'Anderlecht ha vinto più campionati.

Negli incroci con la Juventus - il primo in Coppa dei Campioni, il successivo in Champions League - il teatro della sfida è lo Jan Breydel Stadion. Poco meno di 30.000 posti, è stato costruito nel 1974 ed ha ospitato diversi momenti di ristrutturazione, la più importante delle quali è avvenuta in occasione dell'Europeo del 2000 che il Belgio ha organizzato con l'Olanda. Attualmente in città ferve il dibattito su un'ipotesi di edificazione di una nuova architettura sportiva, per la quale il Bruges costruirebbe un impianto di proprietà in un'area adiacente allo stadio esistente, ampliando la capienza di circa 10.000 unità e implementando l'area con l'inserimento di altri campi da gioco.

Quando la Juve si recò la prima volta, in ragione anche dell'importanza dell'evento – ci si giocava la conquista del biglietto per la finale – la sensazione immediata fu quella di un luogo che riusciva ad aiutare la squadra con la spinta dei suoi tifosi, grazie agli spalti attaccati al terreno di gioco. Anche se non va dimenticato che nel match d'andata il Comunale ruggì probabilmente anche di più, soprattutto nel finale, quando Roberto Bettega riuscì a trovare la via della rete e Antonio Cabrini andò vicino al punto del raddoppio con un'esaltante azione personale.

LA PRIMA SFIDA

Chi l'ha vissuta, la gara del ritorno non l'ha certo dimenticata. Per il senso d'ingiustizia ad essa collegata e anche per l'andamento beffardo, visto che le due reti dei padroni di casa arrivano in testa e in coda dei 120 minuti che occorrono per decretare chi passa il turno. Su Hurrà Juventus è Angelo Caroli, storica firma nonché ex giocatore bianconero negli anni '50, a raccontare le fasi salienti. A partire dall'ottima reazione della squadra trovatasi immediatamente in svantaggio: “La Juve non ne rimase traumatizzata. Giocò il suo più bel match all'estero. Dominò le operazioni a centrocampo, ma dimostrò di risentire ancora della psicosi del fuorigioco”. Per opporsi a questa mossa tattica, utilizzata in maniera rigorosa dal Bruges – e più in generale anche dalla nazionale belga – il calcio italiano non aveva ancora trovato le contromisure e gli accorgimenti, forse perché “indignato” moralmente, lo leggeva come una strategia scorretta. Lo si vide anche nell'Europeo due anni dopo, con gli azzurri incapaci di bucare la linea difensiva degli avversari e un Enzo Bearzot a commentare amareggiato per “l'atteggiamento dei belgi: hanno giocato per non perdere e per far ciò si sono dimenticati del pubblico che si attendeva un buono spettacolo”.

Bruges-Juventus si decide a 4 minuti dal termine con la rete del 2-0 ad opera di Vandereycken (futuro genoano) e c'è un che di ulteriormente assurdo perché arriva su contropiede. Prima e dopo, ci sono due decisioni dell'arbitro Eriksson che hanno un peso: il secondo cartellino giallo per Gentile e – soprattutto – il penalty non accordato per fallo su Cabrini, una decisione che fa urlare d'indignazione il pur moderato Bruno Pizzul, telecronista del match: “Il rigore c'era e c'era tutto!”

TREZEGOL 100

La “vendetta” viene servita a decenni di distanza. Ci si ritrova nel 2005, stavolta nella gara d'avvio del girone, tre anni prima che a Bruges nasca il Museo delle patatine fritte, considerato dalla Lonely Planet tra i dieci “musei alimentari più strani al mondo”, una tappa curiosa per tutti coloro che si recano nella città nota anche come “Venezia del Nord” per la presenza di una fitta rete di canali. Non è strano, invece, che la differenza di valori tra le due formazioni si esprima lungo i 90 minuti, dando modo alla Juve di prevalere per 2-1. In gol vanno Pavel Nedved e David Trezeguet e la rete del francese ha un potente significato simbolico essendo la sua numero 100. Un traguardo che il bomber confessa a Hurrà di avere “accusato”: “Al di là del valore che aveva la prima partita in Champions League, c'era questo centesimo gol che, anche inconsciamente, continuava a girarmi in testa. D'altronde quando ti manca un passo per raggiungere un obiettivo così importante è normale sentirsi un po' nervoso”. L'importanza della sfida non è paragonabile a quella precedente, anche perché il Bruges non riesce più a emergere nel contesto internazionale, mentre nel 1978 anche nella finale con il Liverpool fu riconosciuto il suo valore ed uscì sconfitto da Wembley solo per effetto di una rete dello scozzese Kenny Dalglish.