In una lunga intervista rilasciata ai taccuini di Tuttosport Juan Carlos Carcedo, allenatore del Pafos, ha espresso il proprio pensiero riguardo alla sfida di questa sera di Champions League contro la Juventus. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal tecnico spagnolo:
L’eurosfida contro la Juventus a Torino è la trasferta più difficile che affronta da quando è diventato capo allenatore?
«Sicuramente una delle partite più importanti. A fine settembre abbiamo fronteggiato anche il Bayern a Cipro, ma questa sarà una partita speciale per tutti noi».
Lei ha lavorato 13 anni come “assistant coach” del suo connazionale Unai Emery, partendo dall’Almería poi Valencia, Spartak Mosca, Siviglia, Paris Saint-Germain, Arsenal: 727 partite con lui in panchina. Quale eredità le ha lasciato l’allenatore basco ora all’Aston Villa?
«La sua cultura del lavoro. È una persona appassionata, vive per il calcio 24 ore su 24 e per questo ha sempre avuto successo ovunque abbia allenato. Ho imparato molto in tutti gli anni in cui abbiamo lavorato insieme».
È rimasto in buoni rapporti con lui? Cosa ha detto a Unai quando decise di lasciarlo per iniziare umilmente la nuova carriera come primo allenatore dell’Ibiza, squadra di Terza Divisione? E lui cosa le rispose?
«Sì, siamo amici. Ci scambiamo messaggi per augurarci buona fortuna prima delle partite. Mi ha sempre sostenuto durante il periodo in cui abbiamo lavorato insieme, quando già volevo diventare allenatore capo di un club. Abbiamo avuto successo per molto tempo, ma secondo me è stata una buona decisione, presa al momento giusto. Per entrambi».
Lei ha anche vinto trofei internazionali: il culmine l’Europa League 2016 con il Siviglia, sconfiggendo il Liverpool di Klopp in finale. Esperienza importante…
«Ho ottimi ricordi non solo di quell’anno, ma anche dello Juventus Stadium perché nel 2014 proprio a Torino ho vinto la mia prima Europa League battendo il Benfica ai rigori. Dopo quella, ne ho centrate altre due di fila, sempre insieme a Emery».
Quali sono le “armi” che il Pafos userà per ottenere un risultato positivo con la Juve?
«Siamo una squadra dominante nel nostro campionato nazionale, ma cercheremo di adattarci alle circostanze di questa partita e di competere in Europa come abbiamo fatto finora. Siamo bravi nei calci piazzati e nelle transizioni».
La Juventus, solo 7ª in Serie A e già a -8 punti dal Napoli, ha cambiato 4 allenatori in appena 15 mesi: Allegri, Motta, Tudor e ora Spalletti. Cosa ne pensa?
«Non è lo scenario ideale per un club. La Juventus sta faticando negli ultimi anni, ma è una società importante, ha bisogno di vincere trofei. Sono sicuro che nei prossimi anni troverà la stabilità».
Da quando lei ha cominciato ad allenare la squadra blubianca cipriota, avete raggiunto gli ottavi di finale della Conference League nella scorsa annata, mentre in questa stagione il Pafos ha iniziato alla grande la Champions League superando facilmente i turni preliminari e i playoff (4 vittorie e 2 pareggi in 6 partite fra casa e fuori contro Maccabi Tel Aviv, Dynamo Kiev e Stella Rossa), poi ha strappato due pareggi in trasferta ad Almaty con il Kairat e al Pireo con l’Olympiakos, un pari interno con l’AS Monaco, ma soprattutto ha ottenuto una sensazionale vittoria all’Alphamega Stadion di Limassol contro il quotato Villarreal, terzo in classifica nella Liga. Qual è il suo segreto?
«Ho la fortuna di avere uno staff tecnico molto valido. Lavoriamo sodo e dedichiamo molte ore al nostro impegno professionale, cercando d’aiutare i giocatori: sono loro i protagonisti».
Che sensazione prova se considera l’enorme differenza di valore fra i giocatori della Juve (602,70 milioni di euro) e quelli del Pafos (26,28 milioni)?
«Non possiamo paragonarci alla Juventus né alla maggior parte delle altre squadre europee, ma cercheremo di fare del nostro meglio e di competere come abbiamo fatto finora. Siamo una squadra piccola ma ambiziosa e abbiamo dimostrato di meritare la partecipazione alla Champions League».
Ci racconti com’è finito a Cipro dopo l’esperienza al Saragozza: qual è stata la persona chiave nel suo trasferimento?
«Il nostro ds Cristiano Giaretta, vicentino: all’epoca lui era al Watford e mi consigliò di andare al Pafos mettendomi in contatto con il nostro presidente Roman Dubov. Fortunatamente ora lavoriamo insieme a Cipro. È una persona calma e intelligente e m’aiuta molto nel lavoro quotidiano al club».
Il complimento più bello che ha ricevuto? Forse quello del suo collega Marcelino dopo la prestigiosa vittoria sul Villarreal?
«Il complimento più bello viene da tutti i tifosi che ogni giorno ci ringraziano per quello che stiamo facendo per il Pafos e per il calcio cipriota».