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Juve, l’ex Bernardeschi: “Se fossi andato in ritiro mi avrebbero ucciso. Cristiano Ronaldo…”

Federico Bernardeschi, ex attaccante della Juve ora al Bologna, ha rilasciato un’intervista al BSMT di Gianluca Gazzoli. Ecco le sue parole: “È stato pesante. Non solo vai alla Juve, ma è il numero 10 ad andare alla Juventus. Lo capisco, fa parte del gioco. Non è stato facile perché avevo 23 anni, sono opportunità che uno può decidere di cogliere o no. Io decisi di coglierla, la Fiorentina mi ha dato tanto e questo non lo dimenticherò mai, è imprescindibile per me.

Ti prendi anche le responsabilità delle scelte che fai. Sai cosa può scatenare una scelta del genere, lo fai consapevolmente. Io avrei voluto ringraziare perché la Fiorentina mi ha portato fino lì, io ho tanti amici a Firenze. Lasciare così dispiace perché non hai la possibilità di dire un grazie sincero. Mi fecero uno striscione fuori dal Franchi con delle cose comprensibilmente pesanti. Lo accetti, ti fai le ossa e vai avanti.

Fui il primo a lanciare la moda del certificato medico. Non mi presentai in ritiro perché la trattativa non si sbloccava, la Fiorentina magari faceva delle storie anche se era bene o male fatta. Ad una certa loro volevano che andassi in ritiro, ma io lo sapevo che se vengo in ritiro mi uccidono. Perché devo farlo se si può sbloccare prima? Lì scatta il certificato medico e lì si sblocca tutto. Perché alla fine l’interesse è comune ed è di entrambi.

In quel momento, a parte la storia, erano quattro scudetti che vincevano di fila, la Juve volava, era qualcosa di straordinario. Era la società più importante d’Italia e tra le cinque più importanti in Europa. Tu ti vai a mettere a confronto con dei campioni veri. La prima volta che sono entrato nello spogliatoio era impegnativo. Io ero il più giovane insieme ad altri due. Mi sono legato con il gruppo italiano.

Gigi era una cosa a sé, pur giocando era già nella leggenda, era un rapporto a sé. Non è che potessi desiderare di avere un rapporto con lui, era già leggenda. Giorgio, Barza, Marchisio, Khedira, Pjanic, Matuidi… tutti mi hanno accolto in modo molto bello, sano. Quando vai in campo funzionava talmente tutto bene che non era difficile ambientarsi. Giochi con gente di un certo livello e ti metti subito a tuo agio.

Chi mi ha voluto? Penso la proprietà. La Juve che ho vissuto io ha concentrato il suo scheletro sugli italiani che devono portare avanti i valori del club. Quando hai Buffon, Bonucci, Chiellini, Marchisio… una fetta di storia, poi aggreghi il giovane talento italiano perché loro ti fanno apprendere cosa vuol dire essere alla Juve, rispettare determinate regole perché poi sarai tu a farlo un domani e questo era il segreto. A questi comunque c’è da aggiungere i vari Pjanic, Khedira, Lichtsteiner che non erano italiani ma ben radicati. Il vero segreto è stato questo.

Con Allegri ho avuto un bellissimo rapporto. Ci sentiamo, sono legato anche allo staff. E’ capitato anche di avere delle discussioni: non condividevo delle scelte e lui le spiegava. Cosa è cambiato alla Juve? Non credo sia una questione di allenatori o giocatori, sono cambiate cose più grosse che non potremo sapere fino in fondo.

Cristiano Ronaldo a livello di spogliatoio è un ragazzo eccezionale. A livello di calciatore non c’è niente da aggiungere, clamoroso. A livello di gruppo più umile e sensibile di quanto si possa pensare. Quello di cui devi essere cosciente da compagno di squadra, devi avere la capacità di dire: lui è lui. Non puoi paragonare quello che fa lui a quello che fai tu. Se sei cosciente di questo, non hai problemi.

Lui ha la sua routine, ha delle robe che tu devi sapere, esserne cosciente. È un tuo compagno di squadra, ma non lo è. Se voglio andare a prendere un gelato a Torino con un compagno o con Cristiano la cosa è differente. Lui ride, scherza, un ragazzo davvero alla mano. Io quando entravo lui diceva sempre: ecco l’italiano con lo stile. Ride e scherza con tutti, fa le battute.

Non credo abbia smontato nessun equilibrio. Il primo anno del suo arrivo, noi potevamo davvero vincere la Champions League, io questo lo credo. Dire che Cristiano Ronaldo ha rotto degli equilibri all’interno della Juventus non è vero, sarebbe nascondersi dietro un alibi. Credo ci siano stati diversi fattori che hanno portato a perdere quel DNA, quel segreto sulla trasmissione dei valori. Se la Juve non ha vinto la Champions con Ronaldo non è colpa di Ronaldo ma è colpa di tutti. Con l’Atletico lui fa 3 goal, ma tutti gli altri hanno fatto una prestazione wow. Quella successiva è successo l’opposto.”

Stefania Palminteri

Classe 1969, giornalista pubblicista dal 2018. Redattore per Cittaceleste.it, Juvenews.eu, Notiziecalciomercato.eu, Mondoudinese.it, Ilmilanista.it

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