In un’intervista ai taccuini di Tuttosport Angelo Di Livio, ex giocatore bianconero, ha parlato delle ambizioni che deve avere la Juventus di Luciano Spalletti. Di seguito l’intervista completa:
Angelo Di Livio, dunque martedì si è divertito?
“C’è stata una partenza un po’ così, si è notata. Poi però ho visto una buona Juve.”
Cosa l’ha colpita?
“C’era carattere. Voglia di vincere. E per questo credo che siamo sulla buona strada. Anche se molti aspetti sono ancora da correggere…”
Cosa sta dando intanto Spalletti?
“Convinzione. Mi sembra il termine migliore. Vedendo anche Koopmeiners in quella posizione, vedendo questo grande Vlahovic. Ma in generale la vedo in tutti, pare abbiano una motivazione differente.”
Merito dell’esonero?
“Guardi, un allenatore esonerato è una sconfitta per un giocatore. Io la percepivo così: ti fa sentire molto in colpa. E allora sì, magari scatta questo.”
Qual è la sua opinione sull’operato di Tudor?
“Innanzitutto, mi dispiace. Ho visto una squadra un po’ piatta. Eppure all’inizio c’erano buone cose. Poi è mancata la reazione, né ho rivisto la cattiveria di vincere o di pareggiare. Ora su Spalletti aspetterei a dare un giudizio positivo, però è indubbio l’aspetto caratteriale: c’è voglia di fare risultato. Del resto, Luciano lo conosciamo: è un martello, un perfezionista, vuole le cose fatte bene.”
Continuerà con la difesa a tre?
“Se cambierà, lo farà col tempo. A Cremona ho visto una gran bella Juve ed era schierata con il 3-5-2. Con il 3-4-3 non è partita bene e ha sofferto molto pure a centrocampo, quindi si sono risistemati. Più andrà avanti e meglio conoscerà i giocatori: lì capirà l’idea giusta per correggere qualche errore visto con lo Sporting. Ma la qualità per giocare a 4 dietro sì, ce l’ha.”
Questo Koopmeiners l’ha sorpresa?
“Beh, ha fatto più in due partite che in un anno e mezzo. Mi piace perché comunque è bravo in fase difensiva, sa fare proprio il braccetto. E poi, partendo da lontano, non ha marcatura: si inserisce, fa superiorità numerica. Una bella genialata, quella di Spalletti.”
E Vlahovic? Deve restare?
“Iniziamo da qui: che non stesse rendendo al meglio, lo sapeva anche lui. Adesso lo vedo più reattivo, più partecipe. Poi Spalletti l’ha già valorizzato a modo suo…”
Cioè?
“Il tecnico vuole la verticalizzazione diretta sull’attaccante, dunque è più coinvolto. Non solo: ora va forte in area, deve farlo. E deve continuare così, perché in questo modo riesce a fare la differenza per sé e per l’intera squadra. A volte mi dicono: ‘La punta deve essere messa in condizione di segnare’. Io sorrido.”
Non è così?
“È anche la punta a doversi mettere in condizione. Muovendosi, e muovendosi bene. In tante partite Dusan non l’ha fatto.”
Chiellini sostiene che la Juventus possa aprire un ciclo con Spalletti.
“Parliamo di Spalletti, eh. Mica dell’ultimo arrivato. A Roma s’inventò Perrotta trequartista, Totti attaccante. Ha visioni particolari e gli piacciono i giocatori tecnici. Ora è alla Juve: deve essere consapevole che a Torino deve tornare a vincere, il club vuole assolutamente farlo.”
Cosa non ha funzionato allora nella precedente gestione?
“Lo ammetto: è stato strano. Anche perché la squadra era partita molto bene, poi nell’ultimo mese e mezzo ho visto un po’ di leggerezza. Notavo superficialità. E ho percepito uno scollamento generale. Naturalmente, non conosco i problemi interni, però…”
Però c’era da dare una scossa.
“Sì, e quando lo fai ottieni questo. Anche i cambi che ha prodotto Igor: cercava di trovare soluzioni, come fanno tutti. Un piano B può sempre servire, ma era evidente che qualcosa non andasse.”
Ma è giusto parlare di scudetto in un momento di concreta convalescenza?
“Credo che a Torino la parola ‘scudetto’ non debba mai suscitare paura. E ho detto tutto.”
Dunque la Juve può rientrare nella corsa?
“Certo, può farlo. Non sarà una rosa da primo posto, ma nel cammino può acquisire quella mentalità, quella forza. Abbiamo visto cose particolari, negli anni. Ricorda il Leicester di Ranieri? Come si faceva a immaginare quel successo? Percorso, lavoro e fortuna: sono gli ingredienti. La Juve è lì, deve crederci.”