In un’intervista rilasciata ai taccuini di Tuttosport Nicola Amoruso, ex attaccante bianconero, ha parlato così del recentemente rendimento che sta offrendo Dusan Vlahovic. Di seguito l’intervista completa:
Tutti pazzi per il padel. Ormai non fa più notizia. Come si spiega il fatto che gli ex calciatori riescano subito a destreggiarsi alla grande in questo sport?
«Il calcio ci ha aiutati nella lettura delle situazioni, oltreché nella coordinazione. Capiamo prima dove arriva la palla e come orientare il corpo».
E chi è il più forte tra gli ex con cui ha avuto modo di giocare?
«Rispetto ai primi tempi devo dire che il livello generale ora è abbastanza alto: siamo tutti sul pezzo. Diego Perotti è davvero difficile da affrontare, specie a livello fisico perché ha appena smesso di giocare. Ma anche Tomas Locatelli, Luca Toni, Alessandro Budel…».
E tra i suoi ex compagni della Juve?
«Beh, c’è il mio amico Bobo Vieri con cui organizzo tornei amatoriali in giro per l’Italia. Ma quando gioco al suo fianco non riusciamo mai a vincere un singolo torneo (ride ndr.)».
Strano, a Torino tra voi l’intesa non mancava…
«Condividevamo la stessa stanza in ritiro. Quando siamo arrivati alla Juve abbiamo trovato un gruppo meraviglioso che ci ha fatto sentire subito a casa grazie anche a Lippi. Ricordo la notte a Tokyo prima della finale di Coppa Intercontinentale contro il River: alle 4 del mattino Bobo ed io siamo saltati giù dal letto terrorizzati per una scossa di terremoto, per poi dirigerci di corsa – mezzi nudi – nella Hall dell’albergo. I ragazzi giapponesi della reception ci guardavano e non riuscivano a smettere di ridere. Spesso finivamo tutti in camera di Peruzzi: tra Di Livio e Ciro Ferrara era una battuta continua. Ne abbiamo passate tante insieme… Eravamo due attaccanti giovani e ambiziosi, eppure c’era un rispetto reciproco palpabile. Quando giocava al mio posto facevo il tifo per lui e viceversa».
Del resto, da subentrante lei ha sempre avuto un bel feeling con il gol: 17 in 99 ingressi dalla panchina. Qual’era il suo segreto?
«Era più che altro una questione mentale: stava tutto nel vivere la partita dalla panchina. Seguirla con attenzione e partecipazione. In quel modo, quando entravo sapevo già cosa fare, come incanalare l’adrenalina. Quella voglia di spezzare in due le partite…».
Un po’ quello che sta facendo Vlahovic in bianconero…
«Lo vedo rigido quando parte dall’inizio, come se sentisse troppa responsabilità sulle spalle. Fa proprio fatica a entrare nelle dinamiche di gioco. Da subentrante, invece, è più leggero e ispirato. In quei casi il poco tempo a disposizione lo fa sentire più libero di tentare la giocata. Detto questo, credo che a Torino lui non sia mai stato messo nelle condizioni di poter rendere al meglio. Se nelle ultime gare ha fatto bene è perché la Juve ha proposto un calcio più offensivo e spigliato. Ecco, così lui può fare davvero la differenza. Cosa gli manca? Essere più presente quando la squadra fatica a produrre gioco. Venire incontro, diventare un punto di riferimento nella costruzione della manovra. Attraverso il gioco un attaccante può trovare il gol con facilità. Se invece aspetti la palla senza metterti a disposizione non segnerai mai».
Quest’anno per la prima volta il serbo ha 2/3 profili con cui duellare di settimana in settimana per un posto da titolare.
«Sono sicuro che Tudor riuscirà a tirare fuori il meglio da ognuno di loro, perché hanno caratteristiche diverse. Igor, come faceva Lippi con noi, sa come tenere alta la tensione, facendoli sentire tutti importanti. Non credo dunque che ci sarà un titolare fisso. Dipendesse da me in questo momento farei giocare sempre Vlahovic. Ha fisicità, segna e fa segnare: è il più forte e completo. Deve solo credere un po’ di più in se stesso, lavorare e fi darsi ciecamente di Igor».
E degli altri attaccanti che mi dice?
“David è un profilo da area di rigore: ha movimenti da attaccante vero, alla Inzaghi, per intenderci. Quei giocatori che sanno tagliare bene sul primo palo e che gravitano sempre sul fi lo del fuorigioco. Openda, invece, può spaccare le difese con la sua velocità, ma non lo vedo nel ruolo di prima punta, a meno che non gli si affianchi un altro attaccante… Ecco, la soluzione della doppia punta potrebbe aiutare uno come Vlahovic. Specie nei momenti di difficoltà. Sono convinto che Igor proverà questa soluzione prima o poi. Ha i profili per farlo».
Insomma, dove può arrivare questa Juve?
«Ho grande fiducia in Tudor che è un amico. Ci sentiamo spesso. Mark Iuliano, poi, ha allenato insieme a lui e me ne ha sempre parlato bene sotto il punto di vista tattico e gestionale. È un uomo di grande sensibilità e che sa come far rispettare le regole. L’anno scorso non è stato per nulla facile invertire il trend dei mesi precedenti… C’è ancora un gap tra la rosa dei bianconeri e quelle di Napoli e Inter, ma la mentalità di Tudor potrà aiutare a colmarlo. Quindi tra le pretendenti per il titolo metto anche la Juve».