Intervistato per La Gazzetta dello Sport, Emilio Targia ha parlato della tragedia dello stadio Heysel, teatro della finale tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985. Ecco le sue parole: “Avevo i biglietti per la curva Z, poi mi regalarono quelli della curva MNO, nella parte opposta. Di Bruxelles ricordo il centro ridotto a un tappeto di bottiglie e barattoli e gli hooligans ubriachi dalla mattina. Quando dentro lo stadio si capì che stava succedendo qualcosa spinsi il pulsante rec: quel materiale oltre al libro è diventato podcast e spettacolo teatrale. E’ stata una strage, con delle vittime e dei colpevoli, e le vittime non possono diventare colpevoli. La Juve fu obbligata a giocare, il festeggiamento era finto. I colpevoli? Nell’ordine gli hooligans, la Uefa e le autorità del Belgio”.
Targia: “Platini andò a visitare i feriti il giorno dopo”

Il giornalista ha proseguito: “Non si dimise nessuno. Il giorno dopo Platini era all’ospedale a visitare i feriti: i giocatori del Liverpool no. Io e un amico abbiamo chiesto di entrare allo stadio per renderci conto di ciò che era successo: hanno fatto problemi, poi un gendarme ci ha fatto entrare. Sul prato ho visto scarpe, panini, magliette: cercavo di non calpestarli, pareva di calpestare le persone. Non si può dimenticare”. Leggi anche le parole di Massimo Bonini sulla tragedia dell’Heysel <<<