Heysel, Targia: "Juve obbligata a giocare e a finti festeggiamenti"

Heysel, Targia: “Juve obbligata a giocare e a finti festeggiamenti”

Emilio Targia è ritornato sulla tragedia di Heysel a quarant'anni dai drammatici eventi che riguardarono la finale di Champions della Juve

Intervistato per La Gazzetta dello Sport, Emilio Targia ha parlato della tragedia dello stadio Heysel, teatro della finale tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985. Ecco le sue parole: “Avevo i biglietti per la curva Z, poi mi regalarono quelli della curva MNO, nella parte opposta. Di Bruxelles ricordo il centro ridotto a un tappeto di bottiglie e barattoli e gli hooligans ubriachi dalla mattina. Quando dentro lo stadio si capì che stava succedendo qualcosa spinsi il pulsante rec: quel materiale oltre al libro è diventato podcast e spettacolo teatrale. E’ stata una strage, con delle vittime e dei colpevoli, e le vittime non possono diventare colpevoli. La Juve fu obbligata a giocare, il festeggiamento era finto. I colpevoli? Nell’ordine gli hooligans, la Uefa e le autorità del Belgio”.

Targia: “Platini andò a visitare i feriti il giorno dopo”

Sacchi
Arrigo Sacchi e Michel Platini

Il giornalista ha proseguito: “Non si dimise nessuno. Il giorno dopo Platini era all’ospedale a visitare i feriti: i giocatori del Liverpool no. Io e un amico abbiamo chiesto di entrare allo stadio per renderci conto di ciò che era successo: hanno fatto problemi, poi un gendarme ci ha fatto entrare. Sul prato ho visto scarpe, panini, magliette: cercavo di non calpestarli, pareva di calpestare le persone. Non si può dimenticare”. Leggi anche le parole di Massimo Bonini sulla tragedia dell’Heysel <<<

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