Di Lorenzo Bozzetti
Dopo aver ottenuto l’1-1 contro la Fiorentina, per la Juventus di Luciano Spalletti si ripresenta la Champions League con la partita contro il Bodo/Glimt. Una gara che si prospetterà sicuramente insidiosa da affrontare, viste le complicate condizioni climatiche a cui i bianconeri andranno incontro, ma che per loro stessi rappresenta un’occasione utile per provare a rilanciarsi nella massima competizione europea. A tal proposito Tommaso Turci, giornalista e bordocampista di DAZN, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per analizzare il pareggio ottenuto dalla Juventus a Firenze, commentare l’operato di Luciano Spalletti e il periodo che stanno vivendo alcuni calciatori per poi, infine, proiettarsi sulla gara di Champions League di questa sera. Queste le sue parole.
Che ne pensa delle prestazioni offerte dalla nuova Juventus di Luciano Spalletti?
“Un allenatore che è sulla panchina da così poco tempo fa fatica ad entrare subito dentro la squadra, con i suoi meccanismi. Ci vuole inevitabilmente tempo e ci vuole del lavoro che prevede settimane e settimane ancora di inserimento di questo allenatore. Qualcosa, come idee di calcio, ha già fatto vedere, ma è impensabile che nel giro di pochi giorni si possano già ottenere dei risultati dal punto di vista del calcio e del gioco espresso. Dopodiché, io credo che sia un allenatore che è perfettamente consapevole che oggi si debba alzare tanto il livello per poter competere con quelle là davanti, perché quello che si è visto nella Juventus, nelle ultime partite, soprattutto a Firenze, è decisamente troppo poco rispetto a quello che è il valore della rosa”.
Che sensazioni le ha trasmesso in particolare il match disputato contro la Fiorentina?
“La sensazione è quella di una Juventus che fa ancora un pochino di fatica ad avere continuità nei 90 minuti. Un primo tempo brutto, con tanti errori tecnici, che dimostra come questa squadra debba rimanere connessa sempre per riuscire ad esprimere un buon calcio e per imporre il ritmo alla partita. È chiaro che quando ti trovi in vantaggio per uno a zero dopo un tempo giocato così, non puoi vanificare tutto giocando così male nei primi minuti del secondo tempo. La partita è stata chiusa in crescendo, ma ci si aspettava qualcosa di più. Non tanto da quelli che sono entrati, perché per me, ad esempio Conceicao ha fatto un ottimo lavoro, ma in generale da tutto il pacchetto offensivo, in termini proprio di cinismo e concretezza sotto porta”.
Dal suo punto di vista, in che modo Luciano Spalletti può plasmare l’identità di gioco che vorrebbe dare alla sua Juventus?
“Spalletti ha bisogno di tempo, come tutti gli allenatori. Lui è molto abile quando prende la squadra in estate per poter svolgere la preparazione e per poter sperimentare, visto che la sua carriera ci insegna che ha sempre avuto dei grandi guizzi e delle grandi idee su giocatori che pensavamo potessero essere fuori dal progetto o in un determinato ruolo, e poi alla fine lui si è inventato delle cose straordinarie. Penso a Brozovic regista, lo stesso Lobotka da giocatore secondario è diventato un punto fermo del Napoli, eccetera eccetera. O anche banalmente Totti falso nove. Ha questo tipo di genialità Spalletti nel suo repertorio e sicuramente proverà a trasformare qualcosa di unico questa Juventus nel corso del tempo. È chiaro che quello di cui ha bisogno questo allenatore è fiducia e credo che la società gliela darà. Disponibilità, e deve essere enorme da parte di tutti quanti i giocatori, e poi credo che sia necessario anche il tempo di lavorare”.
Tra i giocatori che nelle ultime partite hanno vissuto un leggero calo di rendimento vi è anche Kenan Yildiz, leader tecnico dei bianconeri: che ne pensa del momento che sta vivendo il giovane calciatore? Secondo Lei quanto e come eventualmente può incidere la questione del rinnovo?
“Non credo onestamente che il rinnovo influisca in questo momento sulle prestazioni di questo giocatore, che, ricordiamoci, è stato il punto cardine di questa Juventus ad inizio stagione. È chiaro che, come dice Spalletti, quegli spazi sulla trequarti bisogna trovarli con più frequenza. Lui deve essere anche aiutato dalla squadra, che in questo momento sta, credo, ancora assimilando le richieste del suo allenatore. È normale un periodo di flessione nel corso di una stagione. Resta comunque la sensazione che è un giocatore che possa decidere la partita da un momento all’altro con una giocata. Quindi resta comunque un giocatore imprescindibile, non solo per la Juventus di oggi, ma anche per la Juventus del futuro. E sono convinto che nel corso di questa stagione si riprenderà alla grande”.
Un suo giudizio sul momento che sta vivendo Koopmeiners: come le è sembrato nella veste di difensore? Può essere la mossa giusta attraverso cui mister Spalletti può rilanciare il calciatore olandese?
“Spalletti sa perfettamente che per avere un Koopmeiners al top, deve recuperarlo prima di tutto mentalmente. Queste prestazioni da difensore che si sgancia per giocare poi dopo a centrocampo gli permettono in qualche modo di ritrovare la fiducia e di ritrovare le sue sicurezze che erano venute un pochino a mancare, soprattutto in quella posizione da trequartista che non ha mai sentito sua con Igor Tudor. È chiaro che una volta che questo giocatore ritroverà la piena fiducia e alzerà il livello delle sue prestazioni, l’idea è quella di alzarlo e di farlo diventare il centrocampista meraviglioso che abbiamo apprezzato prima all’ AZ Alkmaar e poi all’Atalanta”.
Un suo pensiero su David: come si spiega le difficoltà che l’attaccante canadese sta vivendo con la maglia della Juventus? In che modo può invertire il proprio rendimento fatto fino ad ora più di ombre che di luci?
“È sempre un discorso psicologico che riguarda soprattutto la fiducia in campo di alcuni giocatori. Quando è arrivato in estate, doveva essere il punto fermo dell’attacco della Juve, con una partenza di Dusan Vlahovic. Oggi, invece, nelle gerarchie, soprattutto di Spalletti, per quello che abbiamo visto, lui parte dietro. Possiamo fare lo stesso discorso anche per Openda. È chiaro che c’è stata una difficoltà fino a questo momento, di ambientamento da parte di questi giocatori. E vedere poco il campo, sicuramente, non li aiuta ad entrare appieno nelle dinamiche di spogliatoio. Dopodiché, credo che siano entrambi dei buoni giocatori e che, con il lavoro e anche con l’aiuto dell’allenatore, possano piano piano manifestare quelle che sono le loro qualità. È chiaro che la presenza di Vlahovic per un giocatore come lui e per un sistema di gioco che non prevede, il più delle volte, i due attaccanti, è penalizzante, ingombrante per un giocatore come David”.
Infine, che ne pensa della sfida di Champions League contro il Bodo/Glimt? Quali potrebbero essere le principali insidie che la Juventus dovrà affrontare in questa gara?
“Qualche stagione fa ho avuto la fortuna di andare all’Aspmyra Stadion di Bodo per seguire la Roma. Vi posso garantire che l’atmosfera è molto calda e il campo è un campo molto particolare, un sintetico dove è veramente complesso giocare per chi non è abituato nemmeno ad allenarsi di sopra. Il Bodo è una squadra che fa da sempre le proprie fortune sul proprio campo e quindi sarà una partita molto complessa dove bisognerà tirare fuori le unghie, la cattiveria agonistica e fare molta attenzione nella fase di non possesso, cercando di pungere con le giocate individuali e soprattutto con le palle inattive, perché di spazi non ce ne sono tanti e il rischio anche di farsi male, ripeto, perché non si è abituati a giocare su un campo del genere, è veramente alto. Quindi mi aspetto una partita molto difficile dove la Juve dovrà provare a portare a casa il massimo, perché fino adesso il percorso in Champions è stato un percorso che non ti ha portato grandi punti”.
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