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Di Maria, El Fideo: dalle mani nere di carbone al rapporto con Maradona

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Oggi è il grande giorno dell'arrivo del campione argentino alla Continassa. Ecco alcune curiosità per conoscerlo bene anche fuori dal campo.

redazionejuvenews

Oggi in casa Juventusè il giorno di Angel Di Maria. L'argentino, arrivato a parametro zero dal Paris Saint-Germain, è un colpo di livello internazionale, simbolo della volontà di tornare a vincere il prima possibile. Un campione per cui parla il curriculum: Benfica, Real Madrid, Manchester United e appunto PSG, con tanti trofei, sia con i club, che con la nazionale Argentina. Ma, se a livello tecnico non ha bisogno di presentazioni, ci sono aspetti dell'uomo Di Maria che non tutti conoscono.

Il padre carbonaio: una storia comune in Sudamerica, quella della famiglia Di Maria, umile, ma felice. Mamma Dianalo accompagnava quasi tutti i giorni in bicicletta agli allenamenti con il Rosario Central, club della sua città natale. Poi, una volta cresciuto, si divideva tra il calcio e l'aiuto a papà Miguel, a cui dava una mano a distribuire legna e carbone, presentandosi spesso con le mani annerite o ferite al centro sportivo. In passato, infatti, ha dichiarato: "Se non avessi giocato a calcio, sarei diventato un carbonaio come mio padre. Non ero portato per lo studio, la scuola non mi piaceva e quindi mi sarei messi ad aiutarlo".

Il soprannome: El Fideo. La traduzione del suo soprannome è 'lo spaghetto', per via della sua corporatura esile. L'origine risale ai tempi del Club Aletico El Torito, primo club giovanile di quando era bambino. E proprio a questa società è legato un altro aneddoto: il suo talento, fin da subito, venne notato, catturando l'attenzione degli osservatori del Rosario Central, che per assicurarselo donò 20 palloni nuovi al Club Atletico El Torito. Un investimento quanto mai azzeccato.

Il legame con Diego Armando Maradona e la Nazionale: il neo attaccante bianconero era molto legato al Pibe de Oro. A ridosso della scomparsa del fuoriclasse, Di Maria lo ha ricordato con parole di affetto, riferite soprattutto al suo periodo da c.t. dell'Argentina: "Maradona è stato tutto per me, è stato come un secondo papà. Mi ha difeso quando non lo faceva nessuno, quando stampa e tifosi mi criticavano. Ha continuato a schierarmi, veniva a parlare con me per incitarmi". Con l'Albiceleste vuole giocarsi il Mondiale, prima di dare l'addio, dopo un oro olimpico a Pechino e la Copa America. In totale con l'Argentina ha collezionato 122 presenze e 25 gol.

Radici e famiglia: Di Maria è particolarmente legato alla sua città natale Rosario, tanto da averla tatuata sulla pelle. Continui i riferimenti social alla sua terra, i trofei festeggiati con la bandiera argentina con la scritta Rosario, ma anche gesti più concreti: ogni anno infatti fa una donazione per le casse societarie del Rosario Central, club in cui vorrebbe chiudere la carriera. E poi il legame con la moglie Jorgelina, a cui dedica i suoi gol con la tipica esultanza con le mani a cuore. Si sono sposati nel 2011 e hanno due bambine: Mia e Pia.