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Ceferin: “Euro 2032 in Italia? Sugli stadi servono garanzie forti”

Aleksander Ceferin
Aleksander Ceferin, presidente dell'UEFA, ha analizzato i problemi del calcio odierno, parlando di stadi e della Superlega.

redazionejuvenews

Aleksander Ceferin, presidente della UEFA, ha rilasciato delle dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport, toccando diversi temi. Ecco le sue parole sulla candidatura dell'Italia per Euro 2032: "Non c’è uno stadio che possa ospitare una finale di Champions. Incredibile. La Turchia è un rivale forte. Ho parlato tanto con Gabriele, ma credo che anche governo e municipalità abbiano capito il valore di un Europeo. Sugli stadi servono garanzie forti prima. Nuovo FPF problema per le italiane? Alcuni hanno problemi gravi. Ma non vogliamo ucciderli. Se presentano piani sostenibili, li aiuteremo in tutti i modi. La cosa importante è che non puoi spendere più del 70% dei ricavi per stipendi, commissioni e mercato. Il vecchio sistema ha annullato le perdite, questo punta a competitive balance e sostenibilità. Sono ottimista".

Sulla Superlega: "Rapporti coi presidenti della Superlega? Con Agnelli niente. Ho incontrato Perez e ho rispettato il protocollo. Non posso pretendere che l’Uefa sia mia proprietà. In finale a Parigi eravamo accanto, mi sono congratulato, ma questo è tutto. Cosa dirò la Corte UE? Intanto l’Uefa non è mai un monopolio. Uno è libero di essere o meno nell’Uefa. Può partecipare alle nostre coppe, oppure organizzarsi le sue, ma allora è logico che non giochi le nostre, no? Quale che sia la decisione della Corte, non cambia niente: il progetto è morto perché nessuno vuole partecipare. Vedo solo tre persone arrabbiate con tutti, che portano tutti in tribunale, ma ormai è finita".

Sul gran numero di partite giocate ogni anno: "Tutti vogliono più partite di coppa. Nessuno rinuncia a niente. I club chiedevano dieci partite nel gruppo di Champions, saranno otto, il numero giusto. Sarebbero più utili campionati a 18 squadre, ma i presidenti non sono d’accordo. Dovrebbero capire che due coppe nazionali sono troppe. Facile attaccare sempre Fifa e Uefa, ma il discorso è semplice: se giochi meno, gli stipendi si riducono. Chi dovrebbe lamentarsi sono gli operai in fabbrica a mille euro al mese".