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Bojinov presenta Vlahovic: “Già a 15 anni voleva la Juve”

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L'ex calciatore e attaccante della Juventus ha parlato presentando il nuovo acquisto dei bianconeri e parlando delle sue qualità e del suo passato

redazionejuvenews

L'ex calciatore della Juventus Valeri Bojinov, ha parlato intervistato dai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ai quali ha presentato Dušan Vlahovic: "Diceva che sarebbe diventato il nuovo Ibrahimovic e che un giorno avrebbe giocato con la Juve: aveva appena quindici anni, ma già lavorava per diventare uno dei più forti".

Valeri, che tipo era Vlahovic da ragazzino?

“L’ho conosciuto prima che compisse sedici anni, eppure aveva già la testa di un big. Fisicamente era ben strutturato, ma faceva la differenza soprattutto per grinta, cattiveria agonistica e fame di gol. Durante le partitelle ci lasciava a bocca aperta, tecnicamente è sempre stato un passo avanti agli altri, segnava reti pazzesche. Diceva che un giorno avrebbe giocato ad altissimi livelli, ne era certo. Le sue ambizioni, unite all’umiltà che lo contraddistingueva, lo facevano spiccare già a 16 anni. Mai un comportamento fuori dalle righe, pensava solo al campo. Soprattutto a quell’età, è difficile rimanere concentrati”.

Prima di portarlo alla Fiorentina, Corvino le ha chiesto un parere su Dusan.

“Ho un rapporto stupendo con Pantaleo, a lui devo tutto quello che ho fatto in carriera. Un giorno mi chiamò per sapere cosa ne pensassi di Vlahovic e Milenkovic, già a quei tempi non avevo dubbi. ‘Direttore, comprali a prescindere da quanti soldi ti chiedano - gli dissi -. Fra qualche anno saranno pronti per giocare in un top club’. Ero convinto che la Serie A fosse lo step ideale per proseguire le rispettive carriere: erano entrambi fortissimi, mancava solo un po’ di disciplina dal punto di vista tattico”.

Vlahovic ci aveva visto giusto. Arrivato alla Juve, dovrà caricarsi sulle spalle l’attacco bianconero: come gestirà le tante pressioni?

“Nel migliore dei modi, come ha già fatto nei primi sei mesi della stagione a Firenze. In città e sui giornali si parlava tanto del suo rinnovo, i tifosi non erano contenti, eppure Dusan ha risposto a suon di gol. Ha un carattere molto forte, quando si sente al centro dell’attenzione riesce a dare il meglio di sé: basti vedere la rete contro il Verona. Tutti i riflettori erano puntati su di lui, gli sono bastati dodici minuti per segnare nel suo nuovo stadio”.

Ha parlato con lui dopo l’annuncio del suo passaggio in bianconero?

“L’ho sentito al telefono, a fine gennaio ha compiuto 22 anni. Gli ho fatto gli auguri e abbiamo scherzato un po’: mi ha sfottuto, dicendomi che a Torino nessuno si ricorda di me… Siamo grandi amici. Gli ho spiegato che questo è il momento più importante della sua carriera, la Juve è una famiglia e, anche quando non vince, rimane uno dei migliori club al mondo. Gli ho suggerito di passare da casa di Nedved, per vedere da vicino com’è fatto un Pallone d’oro. Mi ha risposto che non ha bisogno di vedere quello di Pavel… Si diverte a esasperare il suo personaggio, sa che ammiro la sua determinazione e gli piace stare al gioco”.

A proposito di pressioni: Dusan ha scelto la maglia numero 7, lasciata libera da Cristiano Ronaldo.

“Non è un caso. Alla stampa ha dichiarato che non significa niente. Personalmente credo si tratti di una mossa di marketing voluta dalla società. Dopo l’addio di CR7, serviva un colpo ad effetto: l’acquisto di Vlahovic è arrivato nel momento giusto, la scelta del numero 7 pure. Per Dusan sarà una nuova sfida, che lo porterà a cercare di fare sempre meglio. Ora vuole dimostrarsi all’altezza del suo predecessore, per poi provare a fare anche di più”.