Lamberto Piovanelli, doppio ex di Juventus e Pisa, ha rilasciato un’intervista ai taccuini di Tuttosport. Di seguito l’intervista completa:
Lamberto Piovanelli, lei di fatto è sparito dal mondo del calcio. Di cosa si occupa nella sua nuova vita?
«Gestisco un negozio di alimentari. Si chiama “Pane & Vino dal Piova”, a Pisa. E sto benissimo. Certo, sono tifoso della Fiorentina e abito a Pisa, per cui non può andare tutto bene per me in questo momento: bisogna sperare in tempi migliori. Menomale che c’è il mio amico Luciano che mi dà soddisfazioni».
Avete giocato insieme negli anni ‘80, condividendo l’esperienza nelle file del Castelfiorentino.
«Sono molto legato a lui, con me è stato un fratello maggiore. Mi è rimasto nel cuore. Abbiamo stretto una grandissima amicizia, ero legato anche al suo caro fratello Marcello. Gli voglio bene. Mi tocca tifare anche per lui, nonostante la mia grande fiorentinità».
In cosa è riuscito ad aiutarla Spalletti?
«Mi ha insegnato a far venire fuori la mia personalità nonostante la timidezza. Mi ha aiutato a stare con la gente: l’ho avuto da compagno e sapeva vivere bene con tutti. Sapeva convivere coi giovani e coi vecchi. Per me è stato un grande riferimento, guai a chi me lo tocca. Con Spalletti ho passato anche un’estate insieme. Per un periodo mi ha davvero preso sotto braccio, nel mondo del calcio dilettantistico fiorentino ha saputo accompagnarmi verso i professionisti».
Stasera, quando Pisa e Juve scenderanno in campo, rivivrà un pezzo di vita.
«Pisa-Juve è una partita strana per me. Mi fa piacere che la Serie A sia tornata in questa piazza: aspettavamo questo momento da 35 anni. Quando pensi alla Juve è quasi una sfida segnata, spero di fare uno sgambetto al mio mister: i punti ci servono tantissimo. Anche se devo dire che l’impatto di Spalletti a Torino è stato straordinario: la squadra è cambiata profondamente, anche nel modo di approcciare le partite. E ora i punti sono tanti. Luciano ha sempre dimostrato di poter rendere possibile l’impossibile e alla Juve ci riuscirà di nuovo».
Che rapporto ha ancora col Pisa?
«Si tratta di un legame viscerale: non mi perdo nessuna partita. Se ripenso al mitico presidente Anconetani, per esempio, mi emoziono. Ha creduto tanto in me, se sono arrivato in Nazionale lo devo anche a lui. Poi sono arrivato a scegliere tra Fiorentina e Juventus, ma ho fatto la mossa sbagliata. La vita andrebbe vissuta due volte, ma magari avrei sbagliato di nuovo (ride, ndr)».
Perché ha scelto di staccarsi dal calcio?
«Ma no, non è andata così. In negozio sono sommerso da magliette e foto della mia vita da calciatore e non solo, non ho mai avuto la nausea del calcio. Ora spero che Luciano mi regali la sua maglia da allenamento. Ho tante sue casacche, mi ha donato anche quelle di Maradona e di Lautaro Martinez. Il mio forno è circondato dal calcio e da Spalletti: ho pure il suo vino qui in negozio. Ora gli hanno dato la possibilità di allenare senza condizionamenti di alcun tipo: i grandi risultati di questo periodo non mi sorprendono. E lo vedo veramente entusiasta».
Quanti gol farebbe nella Serie A di oggi uno come lei?
«Non so quanti gol farei oggi, ma di sicuro il livello del calcio italiano si è abbassato tanto. Sono sicuro che col Perugia in cui ho giocato in Serie C avremmo potuto competere per l’Europa oggi: non ho dubbi. Eravamo fortissimi e parliamo di Serie C. Vedo veramente poca qualità in giro».
Lei negli anni ‘90 ha anche assaggiato la maglia azzurra.
«La Nazionale è chiaramente un mio rimpianto, Vicini mi apprezzava tanto. Sento solo di averla sfiorata, ma mai vissuta pienamente. Potevo restare in quel gruppo dopo Italia ‘90: Tacconi, Baggio e Schillaci mi volevano bene. Avrei potuto avere visibilità, ma il destino con gli infortuni mi ha presentato il conto».
Aveva già firmato per la Juve nel 1991, eppure scese in campo malconcio pur di aiutare il Pisa a non retrocedere. Lo rifarebbe col senno di poi?
«Al Pisa ho dato tutto. Non potevo accettare di tornare in Serie B, per questo misi la squadra davanti anche alla mia salute. Avrei voluto salvarla in ogni modo, non ci sono riuscito e ho compromesso gran parte della mia carriera successiva. Ma non me ne pento».
Il Pisa è un pezzo del suo cuore. La Juve, invece, a distanza di 35 anni dalla firma coi bianconeri che significato ha?
«Alla Juve ho trovato un grande ambiente: avevo un ottimo rapporto con Bendoni, Brio, Morini. Penso anche a Peruzzi e Tacconi. Stavo bene con tutti. Ma il ritorno di Boniperti mi spezzò le gambe. Così finii alla porta, anche Trapattoni non mi voleva. Ho sbagliato ad accettarla la Juve, questo è stato il problema: con più lucidità avrei scelto la Fiorentina».