Il quotidiano ha dedicato un articolo a Michel Platini in occasione del suo settantesimo compleanno, ripercorrendone i passi
Maurizio Crosetti, sul quotidiano La Repubblica, ha dedicato un articolo a Michel Platini, ex campione della Juventus che oggi compie 70 anni.
L’articolo inizia celebrando il numero 10 che aveva sulla maglia: “Naturalmente Michel Platini oggi non compie 70 anni, ma sette volte 10: il suo numero non soltanto di maglia ma di vita, di stile. La rotondità dello zero, curvo come le celebri punizioni, e la perentorietà di quell’uno che gli sta davanti: uno, cioè numero uno, cioè il primo, il più bravo, le roi. Tra monarchia e repubblica, ma solo nel calcio, monarchia tutta la vita.”
C’è poi spazio per ricordare i tre Palloni d’Oro vinti dal francese, la cui essenza Crosetti individua nella “perfetta sintesi tra regista/fantasista e attaccante”, che svolgeva contemporaneamente i ruoli da 9, 10 e 11.
Legato al Piemonte fin dalle sue origini – i suoi antenati erano di Agrate Conturbia nel novarese – Platini ha sviluppato un rapporto strettissimo con la regione e in particolare con la città di Torino, terra “di principi e re, molti dei quali sciagurati”, in cui Michel è diventato “il preferito dell’ultimo vero “re” d’Italia, cioè l’avvocato Agnelli“.
Le tappe della carriera, la notte dell’Heysel, la correttezza
Dopo un breve ricordo del rapporto con Dino Zoff, al quale segnò due gol su punizione, di cui uno annullato, in un amichevole tra Italia e Francia l’8 febbraio 1978, quattro anni prima che i due diventassero compagni di squadra della Juventus, Crosetti ripercorre le quattro tappe della carriera di Platini:“La prima, quella di giovane e brillantissimo calciatore a Nancy e Saint Etienne. La seconda, di stella della nazionale campione d’Europa nell’84 e protagonista, due anni prima in Spagna, di una memorabile semifinale contro la Germania che consegnò a noi italiani un avversario, la Germania appunto, stremato in finalissima dopo la sfida contro Michel, sfida che sembrava non finire mai. La terza vita, nella Juve: dove Platini vinse tutte le Coppe a parte l’Uefa, due scudetti e quel doppio “triplete” di Pallone d’Oro e re dei bomber. Fa impressione pensare che appena due stagioni dopo il terzo Pallone di France Football, Platini si sia ritirato: aveva appena 31 anni, ma troppi dolori in corpo e ormai poca benzina. Non accettava di diventare un forte giocatore qualunque, perciò smise quasi da un giorno all’altro. La quarta vita del re, quella di dirigente: prima, organizzatore del Mondiale francese del ‘98, poi presidente dell’Uefa dal 2007 al 2016, avventura che lo avrebbe portato quasi certamente alla presidenza della Fifa, il governo del calcio mondiale, senza lo scandalo dal quale sarebbe stato assolto, sì, ma un decennio più tardi. Tardi anche per ricominciare.”C’è poi spazio per riportare alla memoria il tragico episodio della strage dell’Heysel, in occasione della finale di Champions League tra Juventus e Liverpool del 29 maggio 1985, in cui persero la vita 39 persone, evidenziando come “Per anni, Platini non ha più parlato di quella tragedia, non per fuggire e neppure per vergogna: ma perché anche lui aveva sofferto, non meno di altri, nel cuore di quell’assurda notte di morte.”, e il rapporto che ancora oggi lega Platini all’amico Massimo Mauro, al quale “non dice mai no all’invito” a giocare a golf, anche per beneficenza.
Infine, il plauso di Crosetti va anche alla correttezza di un campione a tutto tondo: “Era anche correttissimo: più di 600 partite e nemmeno un’espulsione, come il suo vecchio amico Gaetano Scirea, però Gai giocava in difesa. Fa un po’ impressione pensare che Platini abbia ormai così tanti anni, perché i grandi classici sono contemporanei per sempre. Ma in fondo, non importa.”
La chiosa finale è emblematica e colpisce nel segno: “E’ invecchiato il re, viva il re”.
Testata giornalistica autorizzazione tribunale di Roma numero 260 del 22/11/2013. Direttore Responsabile: Stefano Benedetti
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