Simone Pepe, ex esterno offensivo della Juve, ha rilasciato delle dichiarazioni sulle colonne di Tuttosport. Ecco le sue parole sul momento della Signora e sulla difficile situazione di Tudor: “Il momento più importante della mia vita è stata la firma per i bianconeri. In quel momento ti rendi conto che i sacrifici che hai fatto hanno avuto un senso.
Avevo firmato prima del Mondiale. Non capivo cosa fosse il Dna bianconero fino a quando non sono entrato a Vinovo. Uno spogliatoio con tanti campioni con un’umiltà rara. Il primo anno feci bene, la squadra no. Non per colpa di Del Neri: noi giocatori avevamo tante responsabilità, ci mancava qualcosa e poi l’infortunio di Quagliarella ci tagliò le gambe.
Devo tanto a Conte: è stato l’uomo più importante della mia storia calcistica. Ci ha cambiato la testa. Ci fece scoppiare a Philadelphia: le ripetute con 40° e un tasso di umidità clamoroso. Poi un giorno ci disse: “In quel momento ho capito che in rosa avevo degli eroi.”
Quando abbiamo visto Vidal per la prima volta, ci siamo chiesti tutti da quale pianeta provenisse. Straordinario, non avevamo parole: aveva un motore incredibile. E poi Pirlo e tutti gli altri: le vittorie sono nate sul campo, ma anche nello spogliatoio. In un certo senso vedo le stesse fragilità che avevamo noi all’inizio del ciclo.
Il club fa bene a difendere Tudor: la Juve deve tornare ad essere una famiglia. In questo senso, sono tranquillo per un aspetto: la presenza di Chiellini in società. Abbiamo condiviso tanto insieme, anche da giovanissimi: spesso eravamo in stanza insieme anche nelle nazionali giovanili. Ha un dono speciale: sa sempre quando e come parlare. Ha un’autorevolezza innata. Se c’è lui, vuol dire che il cuore della Juve batte ancora.
Bisogna ripartire da Madrid: ho visto una squadra umile, tornata a fare bene le cose semplici. Bisogna, inoltre, proteggere l’allenatore in tutto e per tutto, anche se non sono sempre d’accordo con ciò che dice. Alla Juve, purtroppo, ti ricordano se non vinci.
È così, la storia non si cambia. Perché chi arriva prima ha vinto e chi arriva dopo vincerà, è un dato di fatto. Per cui accontentarsi di perdere 1-0 col Real non va bene, non alla Juve. Detto questo, Tudor conosce bene il gruppo e sa come parlare ai giocatori. E anche alla stampa. Ora bisogna proteggere l’allenatore, in una fase così serve essere uniti. La compattezza è tutto quando ha il compito di ricostruire.
Nel momento in cui in campionato pareggiavamo contro le big. Alla gente non bastava. Si pretendeva sempre il massimo. La storia del club è fatta di grandissimi campioni e anche tanti gregari: penso di collocarmi in mezzo, non ero solo corsa come alcuni vogliono farmi passare.”