Intervista fiume di Antonio Conte al Corriere della Sera. Il tecnico salentino si è raccontato a cuore aperto, spaziando da una serie di aneddoti sui suoi trascorsi alla Juventus alla decisione di restare sulla panchina del Napoli. Di seguito alcuni estratti ripresi da TuttoSport, che ha riportato l’intervista.

Le parole di Conte al Corriere della Sera
Uno degli aneddoti raccontati da Conte ha a che fare col suo esordio da calciatore in maglia Juve:
“Mi ritrovai sulla prima pagina di un giornale nazionale con il titolo ‘Nel Principato sbaglia il Conte’. Era la mia prima vera partita e avevo commesso un gravissimo errore. Iniziai a dubitare sulla mia capacità di poter giocare a questo livello. Pensai anche ‘ma chi me lo ha fatto fare’. A Lecce ero con i miei amici, la mia famiglia, andavo al mare fino a novembre. A Torino ero da solo, avevo 21 anni. Ero con i miei idoli, Schillaci, Tacconi, Baggio, ma all’inizio mi sentivo fuori posto. Se qualcuno mi avesse detto allora quello che avrei vinto in 13 anni avrei pensato: ‘Sta fuori di testa’. Invece proprio quel retropassaggio così mortificante mi spinse a reagire. Trapattoni, uno tra i più bravi allenatori che ho avuto, mi vide giù e disse: ‘Non stai mica pensando ancora a ieri’. Qualcosa scattò in me. Non volevo tornare a Lecce da sconfitto. Ecco, io penso che l’allenatore, così come fece con me Trapattoni, debba saper arrivare al cuore e alla testa dei calciatori. Le gambe forse sono l’ultima cosa”.
Sul metodi adottati da allenatore della Juventus per tenere alta la concentrazione tra i giocatori, Conte ha raccontato:
“Alle uniche volte in cui indosso una maschera. Mi è capitato alla Juventus: stavamo vincendo 2-0, però mi accorgo che qualcosa non va. Durante l’intervallo entro nello spogliatoio e lancio una bottiglia di plastica contro la lavagna e inizio a urlare. Molti mi hanno preso per pazzo ma quel risultato sarebbe potuto cambiare se non avessimo continuato ad avere la stessa fame e concentrazione. La bravura sta nel percepire se ci sono dei rischi di questo genere e quindi intervenire”.
Sempre per quanto riguarda la Juventus Conte ha ricordato la parentesi in bianconero di Carlos Tevez, durata dal 2013 al 2015:
“Quando alla Juve arrivò Carlos Tevez sapevamo tutti che era un campione straordinario, ma arrivò da noi con una fama di ragazzo non proprio semplice da gestire. Ebbe un inizio un po’ complicato di adattamento, ma poi a un certo punto diventò il primo in tutto nel dare l’esempio. Con ciascuno bisogna trovare la chiave di accesso. Mi costa a volte anche incazzature forti ma va bene così. Guardo all’aspetto umano e all’obiettivo”.
Infine, c’è ovviamente spazio per raccontare la decisione di proseguire sulla panchina del Napoli, anche in relazione all’accostamento alla Juve delle scorse settimane:
“Nel nostro incontro (con De Laurentiis, ndr) ci siamo chiariti, parlare è stato fondamentale. Lui ha capito gli errori o comunque le situazioni che devono essere migliorate. Ho un contratto e il chiarimento è stato il punto chiave. Il resto sono state voci che hanno fatto male, non hanno tenuto conto di come sono fatto io”. Un chiarimento che ha blindato il futuro in azzurro, con l’obiettivo di dare continuità a un progetto vincente. Sullo sfondo anche le voci di un possibile ritorno alla Juve: “Non ho avuto contatti con nessuno perché a chiunque abbia provato a cercarmi con terze persone ho sempre risposto che avrei parlato con il club a fine stagione come si fa sempre. E solo se l’incontro non avesse soddisfatto le parti avrei aperto a un’altra situazione, avendo comunque un contratto con il Napoli per altri due anni”.