Lunghissima intervista a TuttoSport per Giorgio Chiellini.
Dopo aver trattato numerosissimi temi, che spaziano dalla storia dello stesso quotidiano sportivo al ricordo del Grande Torino e della Juventus post-Calciopoli, in cui Chiellini è stato protagonista in prima persona, allo stato attuale del calcio italiano, il dirigente bianconero si sofferma sulla situazione presente della Juventus.
Si inizia con l’allenatore della Juventus Igor Tudor:
«Igor ha dimostrato cosa rappresenta per lui la Juve e lo ha trasmesso ai giocatori. Poi Igor non è solo “Juve”, i valori che ha trasmesso nei mesi scorsi è tangibile. Il quarto posto e un buon Mondiale per club credo testimonino a suo favore. La partita con il City è stato un passo falso per fatica, ma con il Real Madrid abbiamo giocato in modo onorevole e, magari, con un po’ di fortuna… Igor ha portato una bella cultura del lavoro, c’è voglia di fare. C’è un ambiente positivo. Da lì a vincere, come si sa, ci sono tanti passi da fare e tanti ostacoli da superare, ma si parte con valori importanti».
Alla domanda se l’allenatore oggi conti più che in passato, Chiellini non ha dubbi:
«Come ha sempre contato. Non noto differenze negli ultimi vent’anni. Forse comunicano molto, c’è una sovraesposizione mediatica di allenatori e dirigenti, pure loro infatti parlavo prima di ogni partita. Ma veniamo incontro ai media».

Chiellini: “Comolli attento ai dati, ma ha anche presenza umana”
Sulla difficoltà che sta incontrando la Juventus a cedere gli esuberi:
«Moggi diceva: a comprare sono tutti buoni e a vendere che è difficile e riesce a pochi. Sono la persona sbagliata a cui chiedere, in questo momento, ma posso dire che se vuoi vendere uno che ha fatto bene, fai tu il nome, non è difficile. Vendere chi ha fatto male… beh, è più complesso. Poi girano pochi soldi, a tutti i livelli, A, B e C, ci sono problemi a vendere, perché nessuno può spendere. Ce li ha la Juve come qualsiasi altro club, così alla fine si fa tutti gli ultimi 15 giorni di agosto. Chi ha i soldi compra in anticipo, gli altri all’ultimo giro, quello dei saldi».
Si chiude infine con Damien Comolli. Alla domanda se sia “davvero l’uomo degli algoritmi, solo dati e niente cuore”, Chiellini risponde:
«Ma no, è un po’ una descrizione distorta. È molto attento ai dati, perché crede ai numeri, ma questo non vuole dire che è un uomo solo di dati e niente presenza umana. Non è ancora conosciuto, per tanti di noi, me compreso. Io l’avevo conosciuto a marzo a una riunione dell’Uefa, eravamo vicini a tavola e avevamo chiacchierato a lungo, senza sapere che ci saremmo trovati a lavorare insieme, ci abbiamo riso parecchio quando è arrivato a Torino. È una persona con cui si lavora bene, si sta creando una struttura di lavoro che si completerà in autunno: lavorare si lavora, il tempo ci dirà se bene o male, ma c’è molta voglia di sacrificarsi per creare quel ciclo vincente di cui parlavamo prima».