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Mantovani: “I risultati danno visibilità. Vogliamo raddoppiare le tesserate”

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La presidente della Divisione femminile della Federcalcio, intervistata da La Gazzetta dello Sport, ha parlato delle Azzurre e del movimento.

redazionejuvenews

Domani sera l'Italia di Milena Bertolini si giocherà il passaggio ai quarti di finale dell'Europeo femminile, nella terza gara del girone, contro il Belgio. Un in bocca al lupo alle Azzurre è arrivato anche da Ludovica Mantovani, presidente della Divisione femminile della Federcalcio, intervistata da La Gazzetta dello Sport: "Alle ragazze dico di scendere in campo e farsi guidare da se stesse. Non hanno bisogno di ulteriori pressioni, sono molto dispiaciute per la piega che ha preso l’Europeo". 

Sull'evento: "La Uefa sta facendo grandi sforzi, come aveva fatto la Fifa, per dare la stessa importanza all’evento. E se le organizzazioni internazionali spingono per l’inclusione, i risultati poi ci sono".

Qualcuno si è lamentato degli stadi piccoli: "Per la fasi iniziali penso che vada bene anche così. E poi il numero di spettatori non è un punto fondamentale, in Italia ci stiamo battendo per avere stadi piccoli che servano al calcio giovanile d’élite e a quello femminile. L’Academy Stadium di Manchester è perfetto".

L'importanza dei risultati per il movimento: "Sapevamo della forza della Francia, poi può succedere a chiunque di sbagliare una partita. I risultati servono perché danno grande visibilità, ma noi abbiamo valori dentro il campo e fuori. I risultati fanno parte della creazione di un percorso. Ora abbiamo le Under 19 in tutti i grandi club, avranno supporti e strutture. Queste ragazze che vediamo in Nazionale si sono fatte da sole. Sono autodidatte e hanno imparato tanto. Quelle che verranno avranno vita più facile. L’obiettivo è sviluppare il movimento e avere per il 2025 il doppio delle giovani tesserate, che vorrebbe dire arrivare a quota 60 mila. Ma bisogna lavorare soprattutto nelle scuole, per il diritto allo sport in Italia c’è tanto da fare e non parlo soltanto di calcio".

Sul passaggio al professionismo: "Essere professioniste significa già essere responsabili, ma queste atlete lo sanno. E’ un viaggio iniziato nel 2015, una questioni di diritti e pari opportunità. Le bambine che vorranno giocare a calcio dovranno sapere di poterlo considerare anche un lavoro. Questo facilita molto le cose".