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Zenga: “Il campionato non è finito, ma è solo nelle mani dell’Inter. È evidente…”

ROME, ITALY - JULY 23:   Cagliari Calcio head coach Walter Zenga looks on during the Serie A match between SS Lazio and Cagliari Calcio at Stadio Olimpico on July 23, 2020 in Rome, Italy.  (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

L'allenatore ha parlato

redazionejuvenews

TORINO - Walter Zenga, allenatore, ha parlato ai microfoni di Tuttosport di vari temi, tra cui la lotta scudetto nel campionato di Serie A. Queste le sue parole: "Il campionato non è finito ma è solo nelle mani dell’Inter. È evidente. La vittoria di Firenze dice che il Milan c’è ancora. I periodi no capitano a tutte le squadre. All’Inter è successo con l’eliminazione della Champions League. Il Milan ha pagato gli infortuni, l’assenza di Ibrahimovic, il peso del giocare il giovedì in Europa. Icardi? Icardi la sua media gol l’ha sempre mantenuta, critiche o no. E poi anche all’inizio c’era chi criticava Lukaku. Siamo sempre legati ai gol, se segni sei bravissimo, se non segni sei da mandare via. Conte? Se vai indietro di tre mesi, con la doppia eliminazione da Champions ed Europa League, Conte era il più scarso di tutti. Eppure sono passati solo tre mesi. Un allenatore vince anche quando costruisce un gruppo, se costruisci una mentalità. Uno come Antonio lo vedo vincente non perché alza un trofeo ma perché porta la società a un livello superiore".

Poi ancora: "Handanovic? Il suo rendimento è sempre stato medio-alto, un rendimento che si addice a un portiere di una squadra titolata e con una grande storia di portieri come l’Inter. I giovani s’identificano più in Julio Cesar che ha avuto la fortuna di vincere il Triplete. Ma la differenza che esiste tra tutti questi portieri e me: non è solo una questione di bravura, tecnica o stile. C’è altro. La differenza è che io sono nato all’Inter. Io sono sempre stato interista. Gli altri ci sono arrivati. Io la maglia la bacio perché è la mia maglia, perché io qui ci sono nato, gli altri perché si sono professati interisti. E’ una cosa un po’ differente. Per me è sempre stato un vantaggio essere un tifoso e ho anche sempre convissuto con le critiche, con le pressioni. Sapevo che quando le cose andavano male la gente da me si aspettava sempre qualcosa in più".

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