In un’intervista ai taccuini di Tuttosport Tomas Rincon, ex calciatore di Juventus e Torino, ha parlato così delle due esperienze vissute in bianconero, prima, e in granata, dopo, e al tempo stesso ha espresso il proprio pensiero sul derby di domani. Di seguito l’intervista completa:
Tomas Rincon, lei rientra in una cerchia ristretta di giocatori che hanno indossato le due maglie delle squadre di Torino. Che ricordi ha della Juve?
“Ai bianconeri mi legano momenti belli e intensi: ho ancora grandi amici lì. Mi sono goduto uno spogliatoio di campioni incredibili: penso al valore di Chiellini a livello umano, allo zoccolo duro degli italiani e pure alla spensieratezza dei sudamericani. Da Higuain a Cuadrado, passando per Dybala. Anche Mandzukic e Khedira erano impressionanti per mentalità e carisma”.
Poi, il Toro, la squadra con la quale ha collezionato più presenze in carriera.
“Per me il Toro è casa. Mi è rimasto l’anno splendido con Walter Mazzarri e sarò eternamente grato a Sinisa Mihajlovic per avermi portato lì. E pure per i momenti vissuti con Nicolas Burdisso, un grande amico sin dai tempi del Genoa. Anche con De Silvestri abbiamo ancora un bellissimo rapporto: avevamo interessi in comune, al Toro sono stato proprio bene. Cito pure il presidente Cairo: ha sempre creduto in me, non soltanto a parole. Personalmente non lo scorderò mai. Non contesto i pensieri dei tifosi, ma di sicuro non posso dire nulla di male su di lui”.
A livello di sentimenti, cosa le ha lasciato la maglia granata?
“Mi ha impressionato Superga, quel luogo rimasto fermo nel tempo: lì ho capito che la scelta del Toro era stata la migliore possibile. Mi viene la pelle d’oca quando penso al 4 maggio. La storia del Toro è unica. Lì ho imparato tanto, ho capito che il calcio va oltre il campo. Per un venezuelano come me il calore del popolo granata è fantastico. La maglia granata mi appartiene”.
Tornando al periodo alla Juve, le resta qualche rimpianto? Per esempio quello della permanenza, durata appena sei mesi.
“Alla Juve ho giocato 19 partite, sono riuscito ad ambientarmi subito nonostante fossi arrivato a gennaio. Sono stato titolare in finale di Coppa Italia, ero parte integrante del gruppo anche in partite complicate. Magari il rimpianto è che non mi sono fermato per più tempo, ma è stata la scelta giusta: volevo giocare a tutti i costi. Non potevo desiderare nulla di migliore del Toro”.
Le pesa di non essere riuscito a compiere un vero salto di qualità col Toro?
“Nel 2019 potevamo fare persino di più dei 63 punti, mi resta questo rammarico enorme: ci credevamo, speravamo di poter realizzare un sogno più grande di noi, siamo persino stati vicini alla zona Champions. Andavamo forte, avevamo un gruppo granitico e Mazzarri ci ha fatto volare. Mi è mancata solamente l’Europa: girare il continente con quella maglia addosso è una soddisfazione che non sono riuscito a togliermi, spero possano farcela altri”.
Che derby sarà quello di domani?
“La Juve sta iniziando un nuovo percorso con Spalletti e il Toro spero che con Baroni possa finalmente trovare una svolta che cerca da anni: mi auguro sia l’anno giusto per l’Europa, contro le big si sono esaltati. Occhio a Yildiz e Simeone, i giocatori che guardo con maggiore interesse. Per il Toro sarà dura, ma anche la Juve è consapevole di trovarsi di fronte una squadra che sta facendo molto bene”.
Per chi tifa domani?
“Toro, senza alcun dubbio”.
Prima ha parlato di Mihajlovic. Com’è riuscito a farla passare dalla Juve al Toro?
“Mihajlovic è stato decisivo nella mia vita: la sua telefonata per convincermi a firmare per il Toro è stata unica, per lui ho mollato tre anni di contratto alla Juve. Avevo bisogno di Sinisa, di uno che mi volesse così, di un uomo carismatico come lui: per un allenatore del genere un giocatore farebbe di tutto. Ci manca tanto. Chi avrebbe lasciato la Juve per il Toro in quel periodo? Solo uno come Miha avrebbe potuto convincermi”.
Ha la speranza di tornare al Toro un giorno?
“Certo, perché no. Magari da direttore sportivo: sto studiando per questo nuovo ruolo. Il Toro è stabile, ora deve diventare competitivo ai massimi livelli. Può farcela: al club non manca nulla per compiere un passo in più”.
I prossimi passi della sua carriera, invece, quali saranno?
“Ho un contratto fino a dicembre 2026, non so cosa farò dopo il Santos: vado avanti giorno dopo giorno. Rimarrò nel calcio con un ruolo dirigenziale: sto già lavorando per questo. Sono pur sempre “El General”, non mollo mai”.