In un’intervista rilasciata ai taccuini di Tuttosport Andrea Sartori, fondatore e CEO di Football Benchmark, ha espresso il proprio pensiero riguardo al momento societario che sta vivendo la Juventus. Questa l’intervista completa:
Andrea Sartori, fondatore e CEO di Football Benchmark, quanto vale oggi la Juventus?
«Secondo le nostre ultime valutazioni, aggiornate al 1° gennaio 2025 e pubblicate regolarmente da oltre dieci anni, il valore della Juventus è pari a 1 miliardo e 651 milioni di euro».
In calo rispetto all’anno precedente?
«Sì, seppur marginalmente. L’anno prima il valore superava di poco 1 miliardo e 700 milioni (-3%)».
Come si arriva allora alla proposta di Tether da 1,1 miliardi di euro?
«È una valutazione che nasce dalla capitalizzazione di Borsa, con un prezzo per azione intorno ai 2,19-2,20 euro, a cui va sommato un indebitamento netto di 300 milioni, per un valore di impresa di circa 1,4 miliardi. Va però ricordato che il flottante rappresenta solo il 16-17% del capitale: la quotazione di Borsa, da sola, non è pienamente rappresentativa del valore complessivo del club. Basti pensare che a metà maggio, con il titolo a 3,55 euro, la valutazione implicita avrebbe abbondantemente superato i due miliardi».
Come giudica quindi l’offerta di Tether?
«La considero un’offerta tattica, di posizionamento. Sta generando molta attenzione mediatica e manda un messaggio chiaro ai tifosi: Tether è seriamente interessata alla Juventus, in una fase in cui i risultati sportivi non sono all’altezza della storia del club. È come dire: noi ci siamo».
I grandi club europei offrono termini di confronto?
«Alcuni sì, anche se le transazioni dei cosiddetti trophy assets sono poche. Il Chelsea è stato valutato circa 2,95 miliardi di euro tre anni fa, il Manchester United ha raggiunto una valutazione di circa 5,5 miliardi, l’Atletico Madrid è stato valutato da Apollo 2,5 miliardi un paio di settimane addietro, mentre il Milan è stato acquisito da RedBird a circa 1,2 miliardi».
Cosa ne deriva per la Juventus?
«Pensare che la Juventus possa valere solo un quarto del Manchester United appare poco realistico, anche considerando i risultati sportivi modesti ottenuti dallo United nell’ultimo decennio».
Quanto pesano i risultati sportivi sul valore futuro?
«Pesano enormemente. Vincere, o arrivare molto avanti nelle competizioni nazionali e soprattutto europee, aumenta il valore dei calciatori, l’attrattività per gli sponsor e i ricchissimi premi UEFA, nonché da stadio. Nel lungo periodo non esiste valorizzazione senza risultati sportivi: Milan e Inter lo dimostrano chiaramente negli ultimi anni. Dieci anni fa, la somma del valore dei due club milanesi non raggiungeva quello della Juventus, che allora era poco sotto il miliardo di euro. Nelle nostre ultime valutazioni, aggiornate a gennaio 2025, il Milan valeva poco più di 1,8 miliardi, mentre l’Inter – con prospettive di ulteriore crescita alla luce del bilancio della stagione 2024/25 – raggiungeva 1,715 miliardi. In un decennio, la Juventus ha incrementato il proprio valore aziendale di circa il 65%, il Milan del 330%, mentre l’Inter lo ha addirittura quadruplicato».
Quale cifra potrebbe far vacillare Exor?
«Comprendo la posizione espressa da Elkann, ma la storia insegna che ogni asset, anche quelli con una forte componente emotiva, ha un prezzo. Per avviare una discussione concreta, a mio avviso, sarebbe necessario superare la soglia psicologica dei due miliardi di euro. Detto questo, nel calcio entrano spesso in gioco dinamiche emotive che portano spesso investitori tifosi ad offerte difficilmente rifiutabili. Per questo dico: mai dire mai, soprattutto se la Juventus dovesse mancare l’obiettivo minimo della qualificazione alla Champions League».
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