L’ex calciatore della Juventus Angelo Di Livio ha parlato intervistato dai microfoni di Tuttosport della sua ex squadra e delle dinamiche che la circondano: da Tudor a Vlahovic passando per il mercato, Di Livio ha detto la sua sul momento che stanno attraversando i bianconeri.
TUDOR – “Con Igor ci siamo incrociati per un anno da calciatori. Era il suo primo, era il mio ultimo. Igor era molto giovane, proprio all’inizio. Poi è diventato un bel difensore. Mi è sempre piaciuta la sua umiltà, appunto. Lui è entrato in uno spogliatoio di figure importanti. L’ha fatto in punta di piedi, con rispetto. Da allenatore mi piace. Mi sembra concreto. E mi pare pure sia entrato nella mentalità della Juventus: non serve necessariamente un grande gioco, ma devono arrivare i risultati. Dopo il quarto posto conquistato, adesso si parte da zero. Ed è consapevole di dover fare risultato, altrimenti la Juve non ti aspetta. Non l’ha mai fatto con nessuno e con lui non farebbe certo un’eccezione”.
MERCATO – “Koopmeiners. Non è stato all’altezza. Tocca far vedere quanto valga. Poi Douglas, anche se ho sentito che può partire. E bisogna capire la situazione di Dusan Vlahovic. Non è una squadra priva di qualità. Conceiçao a tratti si è caricato la squadra sulle spalle. È un giocatore vivace, veloce, salta l’uomo. Non ce ne sono tanti così e può fare la differenza. Sancho ha gol e dribbling, potrebbe avere tanti assist nelle gambe e può giocare alle spalle dell’attaccante. Sulla carta può sostituire Nico Gonzalez, che può essere ceduto. La Juve è esattamente questa roba qui: se non dimostri, rischi di essere risucchiato dalla corrente. E di perdere il posto”.
VLAHOVIC – “Non so cos’accadrà. E non so nemmeno cosa l’abbia portato a tutta questa negatività. Lo percepisco cupo, triste, infelice, ma niente consigli. Lui deve tornare a essere sereno. A essere se stesso. Non è possibile che un attaccante così faccia tanta fatica. Vero, c’è il tema stipendio. E si parla molto di lui. I grandi giocatori devono essere bravi a tirarsi fuori dalle situazioni più complicate. E a farlo da soli. Gli allenatori e i compagni possono aiutarti, ma non saranno mai determinanti. Deve ritrovare la cattiveria”.