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Sconcerti ricorda l’Heysel: “Un film di cui ci accorgemmo soltanto dopo”

TORINO – Il noto giornalista Mario sconcerti ha rilasciato delle dichiarazioni al Corriere della Sera, dove ha ricordato il dramma dell’Heysel avvenuto esattamente 35 anni fa.

“Per capire la tragedia dell’Heysel è importante aver bene in mente la suddivisione delle tifoserie nello stadio. Quella juventina era stata concentrata nella curva sulla destra rispetto alla tribuna centrale. Era divisa in tre settori chiamati O, M e N. Stessa divisione per l’altra curva ma concentrazioni diverse. Nei settori Y ed X erano stati messi tifosi inglesi, del Liverpool, certo, ma anche alcuni Headhunter, i cacciatori di teste del Chelsea, una frangia hooligan particolarmente violenta. Nell’ultimo settore, a completamento della curva, una specie di zona neutra, il settore Z.  Tutto accadde in modo meno chiaro di quanto sembrò dopo, quando la tragedia divenne fredda e coprì ogni emozione. Ero in un posto della tribuna stampa collocato tra l’area di rigore e il centrocampo, nella parte sinistra dello stadio, a una trentina di metri dal settore Z che faceva angolo con la nostra tribuna. Tra noi e loro uno spicchio vuoto, uno spazio aperto come una frontiera fra i due settori. Erano circa le 19.20 quando si cominciò a vedere agitazione nei settori di curva inglesi. Si attaccavano alle reti di sbarramento e spingevano per buttarle giù. Avveniva nella distrazione generale, tra i chiacchiericci di uno stadio normali prima di una grande partita. C’è sempre una rissa. C’è sempre un pazzo. Così ognuno continuava la sua attesa. Dopo una decina di minuti le reti cominciarono a cedere, i tifosi inglesi si allargarono nel settore Z e lo invasero con forza. Questo costrinse il suo piccolo popolo a cercare una via di fuga, precipitosa, già disperata. Molti cercarono di sfondare le recinzioni che chiudevano il campo, fili spinati sopra cancelli di acciaio. Ne vidi decine spinti da dietro che andavano ad aprirsi il petto sulle spine della recinzione. Cominciammo a capire, ma la maggior parte della gente guardava come fosse cinema. Poi vedemmo cedere il muro che chiudeva il settore Z. Centinaia di persone gli erano arrivate contro come un’onda troppo forte. Caddero con il muro, a decine, uno addosso all’altro, in un vuoto di una ventina di metri. Dallo stadio vidi quel grappolo di corpi scomparire nel niente, non capimmo le conseguenze. All’Heysel morirono 39 persone: 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e un irlandese. Andrea Casula di Cagliari aveva dieci anni”.

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