gazzanet

ESCLUSIVA PRANDELLI: “Ho ricevuto offerte importanti dall’estero ma aspetto l’Italia. Auguro a Sarri di vincere la Champions e su Buffon…”

Cesare Prandelli

L'ex allenatore del Genoa ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva alla nostra redazione

redazionejuvenews

di Fabio Marzano

TORINO - Il campionato italiano, da quando è iniziato il mercato estivo è stato ampiamente rivoluzionato, con molti nomi noti che hanno lasciato la patria e altri invece che sono arrivati nello 'stivale' facendo molto rumore, vedi De Ligt. Uno dei trasferimenti che piu ha fatto discutere però è stato quello dell'ex allenatore del Napoli, Maurizio Sarri che, ha preso il posto di Max Allegri sulla panchina bianconera. Oltre all'allenatore livornese, anche molte altre panchine italiane sono saltate, come quella di Gattuso dal Milan o di Cesare Prandelli dal Genoa. Proprio quest'ultimo, ha rilasciato delle dichiarazioni in esclusiva alla nostra redazione, dove ha parlato a tutto campo sia del suo modo di allenare che del suo futuro, soffermandosi anche su Sarri e sulla Juve.

Lei si aspettava questa scelta da parte del Genoa o sperava in una riconferma? 

"Questo argomento l'ho affrontato già durante la conferenza stampa di chiusura, le scelte vanno condivise. La programmazione va condivisa, quindi penso che sia stato giusto così". 

Per quanto riguarda il suo futuro, è stato contattato da qualcuno? 

"Diciamo che la decisione con il Genoa di non continuare è arrivata verso la fine del campionato quindi in Italia, al momento no. Ho avuto delle offerte interessanti all'estero ma voglio riprovarci in Italia. Non finisce qui, aspettiamo". 

Sarri è il profilo giusto per tentare di vincere la Champions?

"Io penso che quando la Juve decide di andare su un allenatore, non sbaglia mai. Immagino che comunque gli daranno tutti i supporti possibili, da un punto di vista tecnico. Che lui sappia allenare è certo e lo ha dimostrato in questi anni, è chiaro che ci si aspetta da tutti gli amanti del calcio che possa riuscire a mettere insieme il bel gioco con il risultato ed è una cosa non sempre facile da ottenere. Però se riesci ad ottenere questo hai fatto una delle cose piu belle nella tua vita professionale e quindi glielo possiamo assolutamente augurare". 

Da allenatore cosa ne pensa di De Ligt? 

"Ha una potenzialità straordinaria. Ha gia una base importantissima, poi il calcio italiano riesce a far crescere tanti giocatori. Ogni domenica c'è qualcosa di nuovo, non 'è nulla per scontato. Io sono convinto che farà una grande carriera". 

Pensa che Buffon possa dare ancora un grosso contributo alla squadra?

"Buffon è una garanzia sotto tutti i punti di vista. Se è tornato è perche ha grandi motivazioni per poter aiutare questo gruppo a rivincere in Italia e magari anche qualcosa di piu importante. Su Buffon c'è un certificato di garanzia assoluta". 

Secondo lei che ruolo deve avere un capitano all'interno della squadra, dentro e fuori dal campo?

"Il capitano è una figura importante perchè è la persona di cui sia l'allenatore che lo staff si fidano. Vuol dire, condividere scelte, condividere programmi, strategie, e nel momento in cui l'allenatore non è nello spogliatoio, il capitano deve essere un punto di riferimento per tutta la squadra. Per quanto riguarda invece quando si trova all'esterno del terreno di gioco e quindi davanti ai media, lui deve avere sempre una forma costruttiva delle cose, il capitano è una figura molto ma molto importante. Una volta non c'erano molte interviste e non c'era questa figura cosi eclatante, almeno a livello di immagine, invece ora conto molto l'immagine ma soprattutto la sostanza". 

Il capitano migliore che ha allenato?

"Ne ho allenati tanti di capitani. Buffon in Nazionale è stato un esempio straordinario, aveva un amore per la maglia Azzurra che te la trasmetteva in ogni momento. E' stato un capitano veramente esemplare, come personalità, come immagine, come esempio. Ne ho avuti tanti, alla Fiorentina ho avuto Dainelli che è stato un grande capitano, cosi come Jorgensen, anche se non aveva la fascia ma era un punto di riferimento per tutti. Sono quelle figure che poi, nel momento in cui devono prendere posizione o devono rientrare su certi argomenti, lo fanno con un senso di responsabilità". 

Qual è il discorso che deve fare un allenatore alla sua squadra, dopo una sconfitta?

"Dipende che sconfitta, ci sono sconfitte e sconfitte. Ci sono quelle, dove magari hai preparato una strategia e la squadra non è riuscita a svilupparla. Quindi il discorso è un discorso prettamente tecnico tattico, la squadra deve essere coesa anche nelle risposte. Ci sono sconfitte dove pensi di essere stato in partita e poi un episodio ti ha penalizzato, devi anche capire perchè è avvenuto, perchè è scaturito e perchè è avvenuta questa sconfitta. Non c'è un protocollo vero e proprio, dipende sempre dalle circostanze, dalla stagione, dalle difficoltà della squadra oppure se è stata inaspettata perchè hi trovato un avversario piu forte di te, che ti ha messo in difficoltà e allora li devi usare altre strategie per controbattere. Quando hai un rapporto con la squadra che è quotidiano, prepari la partita coinvolgendo la squadra, dipende sempre da che tipo di sconfitta subisci. Ci sono momenti poi in cui devi essere te stesso, tu non puoi mettere un abito che non è il tuo, devi star bene con te stesso e quindi ci può stare che dopo una batosta puoi incappare di brutto e capisci che gli altri devono essere scossi a livello di comunicazione". 

Qual è stata la sua peggior sconfitta e che tipo di discorso ha fatto ai ragazzi?

"La peggior sconfitta per quanto mi riguarda è stata l'eliminazione al Mondiale. Non ho fatto tanti discorsi se non assumendomi al 100% tutte le responsabilità. Ho cercato, come sempre capita in quei momenti, soprattutto con la Nazionale, di non pensarci percentuale ti senti responsabile di una nazione. Prima o poi capita a tutti e quindi in quel momento mi sono sentito in dovere di assumermi tutte le responsabilità, ho ringraziato i giocatori perchè l'impegno c'è stato, la voglia di allenare il gruppo c'è stata, poi il calcio è un gioco e basta un niente per perdere. Tante volte capita che a fine primo tempo ci sono molte cose che non funzionano e dici: "Vabbe questa partita è chiusa, lasciamo stare, pensiamo alla prossima", e in questo modo capita che sproni i ragazzi e nel secondo tempo cambia totalmente l'atteggiamento. Secondo me non bisogna alzare sempre i toni ma bisogna un po deresponsabilizzare un po la squadra che, tante volte dimentichiamo che sono dei ragazzi abbastanza giovani, che devono esibirsi davanti a palcoscenici importanti dove tutti li guardano e li giudicano. A volte, abbassando un pò il livello della responsabilità, puoi ottenere qualcosa di buono". 

Ringraziamo gentilmente Cesare Prandelli per la sua disponibilità.