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Ghirelli: “Juventus-Napoli? Brutto segnale per il calcio italiano”

Ghirelli

Il presidente ha parlato

redazionejuvenews

TORINO - Il presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli ha parlato intervistato dai microfoni di Radio Punto Nuovo ai quali ha parlato del caso di Juventus-Napoli e di tutte le vicissitudini legate al rinvio della partita, data all'inizio vinta a tavolino ai bianconeri: “Il caso di Juventus-Napoli è emblematico, dipende da che punto si intende guardarlo. Da una parte ha ragione uno, da un’altra parte ha ragione l’altro. Questo è un brutto segnale per il calcio italiano. La Lega Serie A una volta appreso della decisione dell’ASL avrebbe dovuto rinviare la partita senza provocare ulteriore confusione. È accaduto un episodio identico in Casertana-Viterbese ma non siamo riusciti a mettere d’accordo le società. La settimana seguente l’ASL ci ha informato che c’era un problema ed abbiamo rinviato la gara tra Casertana e Juve Stabia."

Poi alcune considerazioni sull'anno che verrà ai microfoni di TuttoC: "È stato un anno di grandi difficoltà economiche, però le società hanno retto bene: per questo insisto nei confronti di governo e Parlamento affinché intervengano. Ci sono dei presidenti eroi: se cedono loro, è il Paese che diventa più povero. È per questo che siamo stati insistenti, e uso il plurale riferendomi al lavoro fatto dal Comitato 4.0. Non è un soggetto politico, è un gruppo di leghe che stanno nella faglia tra professionismo e dilettantismo, che per quanto riguarda la Serie C rischia di essere schiacciata tra il calcio di élite della Serie A e i dilettanti. Sono leghe che hanno messo in campo una capacità di ragionare a sistema: si sono riunite con PWC per fornire dati che potessero essere utili a comprendere il fenomeno sociale e territoriale. Hanno avanzato proposte. Io credo che i risultati ci sono stati. Penso per esempio alla cassa integrazione, che sembrava francamente impensabile per il calcio: il calcio per tutti è Cristiano Ronaldo, bisognava invece far capire che nel calcio ci sono dei lavoratori normali. Abbiamo dovuto fare un lavoro di informazione e di conoscenza del nostro mondo."