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Castellacci: “Assurdo che il protocollo sia lo stesso dopo Juve-Napoli”

FLORENCE, ITALY - SEPTEMBER 02:  Doctor Enrico Castellacci during Italy Press Conference at Coverciano on September 2, 2014 in Florence, Italy.  (Photo by Claudio Villa/Getty Images)

Lo storico medico della Nazionale italiana parla dei rinvii delle partite di calcio in Serie A.

redazionejuvenews

Il professor Enrico Castellacci, ex responsabile medico della Nazionale Italiana di Calcio, ha parlato delle cause relative al Covid-19: "Le conseguenze del Covid sui giocatori? Già un anno fa sospettavamo che il virus potesse intaccare non soltanto i polmoni ma anche altri organi, come fegato, pancreas, reni. Non abbiamo ancora studi precisi, ma sappiamo che chi ha contratto il Covid in maniera sostanziale potrebbe aver avuto qualcosa in più a livello organico: ecco perché sono necessari accertamenti approfonditi multiorgano. Il Covid lascia strascichi, anche fra chi l'ha avuto in maniera asintomatica".

Inoltre, lo storico medico della Nazionale italiana di calcio ha parlato anche dei rinvii delle partite di calcio: "La questione dei rinvii delle partite per Covid? Si sapeva che dopo Juve-Napoli si sarebbe verificato qualcos'altro. È davvero assurdo che il protocollo sia rimasto tale dopo quel precedente, e sapendo che l'organo competente sempre e comunque sarebbe stato la Asl. Magari ci vorrebbe uniformità fra le Asl. Ma intanto basterebbe un po' di buon senso e cambiare il protocollo", queste le parole di Castellacci.

Inoltre, il professore ha lavorato con Cesare Prandelli in azzurro dal 2010 al 2014, sulla lettera di dimissioni, Castellacci ha rivelato: "Tutte le cose che Cesare ha fatto le ha fatte con grande forza, passione e determinazione. È un uomo di grandissima sensibilità e valori umani, io ci ho vissuto 4 anni insieme e siamo rimasti molto amici. Conosco i suoi occhi e ultimamente li vedevo poco sereni. Non l’ho ancora chiamato, magari lo farò stasera. La lettera mi ha emozionato: ci ho visto la sua fragilità ma anche la sua forza, quella di reagire per allontanarsi dalla causa del suo malessere. Ritengo che non sia la sconfitta di un uomo, ma forse una presa di coscienza lucida di un momento critico che sta passando. È una lettera estremamente lucida, anche se quelle sull’addio al calcio mi sembrano parole dettate dal momento: ha troppo amore verso il suo lavoro per potersi definire un addio reale, secondo me".

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