TORINO – Come si fa con il Var? Adesso non se ne può più fare a meno. Peccato però che per la prossima Champions pare niente sia pronto in questo senso: e in Italia sono già pronti a farsi sentire.
La massima è questa: una volta che l’hai provato, non puoi tornare indietro. Soprattutto in una cultura come quella italiana, profondamente segnata dal sospetto e dalla paura che l’altro gli rubi il posto tanto sudato. Ecco: qualcosa deve necessariamente cambiare. E La Gazzetta dello Sport lo spiega in sette punti. Primo: nessuno a Nyon è contro la tecnologia.
E perché l’Uefa non è pronta a introdurre stabilmente il var? Perché molti arbitri di piccole federazioni non sanno come funziona. E poi perché non è così semplice: ci sono tornei che iniziano a luglio e finiscono a mazzo, in mezzo tante altre partite. Praticamente impossibile avere la copertura Var: ci vogliono soldi e arbitri in grado. Occorrerebbe, dunque, un progetto all’Ifab che prevede un lavoro di preparazione sugli arbitri nei prossimi mesi; ma in Inghilterra c’è già chi si è opposto.
E in Premier, infatti, hanno appena rinviiato l’introduzione alla stagione successiva (2020), nonostante si sia compreso come gli addizionali siano praticamente più un disturbo che qualcosa di realmente utile. Però no, non si può fare più a meno del Var.
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