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Tardelli: “Il Mondiale del 1982 più iconico rispetto a quello del 2006”

Marco Tardelli ai Mondiali dell'82
Marco Tardelli, ex calciatore, ha parlato del leggendario Mondiale del 1982, toccando anche il tema Bearzot.

redazionejuvenews

Marco Tardelli, ex calciatore della Juventus, ha rilasciato delle dichiarazioni a La Repubblica, parlando del Mondiale del 1982. Ecco le sue parole sul paragone con quello del 2006: "Meritati tutti e due, non è una gara a chi è stato più bravo. Ma se si parla di icone dico quello dell'82. Non solo perché battemmo nettamente l'Argentina di Maradona, il Brasile di Zico, la Germania di Rummenigge, ma per quello che successe nelle piazze. La gente tornò a manifestare insieme per qualcosa e non contro qualcuno, sventolare il tricolore non era più fascista, ma significava riconoscersi in una biografia collettiva, dopo il terrorismo e le crisi, e al di là della retorica, si poteva tornare a credere in noi stessi. Ma questo lo capimmo quando tornammo in Italia sull'aereo di Pertini, appena atterrati. E ci servì per chiedere alla Juve un adeguamento del nostro contratto: perché gli stranieri che arrivavano, Platini e Boniek, dovevano prendere più di noi campioni?".

Sul caso giudiziario dopo il Mondiale: "La sera del trionfo l'ho passata nel corridoio dell'albergo a parlare con Scirea, Rossi e Cabrini. La prima notte di quiete dopo tante tempeste. E ora ci chiedevamo, che si fa? È vero che dopo un grande pieno avverti un profondo vuoto. Non potevamo immaginare il chiasso che stava montando in Italia. E nemmeno che da eroi ci saremmo trasformati in delinquenti, anzi in evasori fiscali. Nell'86 ero in vacanza con Zoff a Punta Ala quando mi arriva la convocazione giudiziaria davanti a un magistrato a Milano. Rispondo: tra due giorni finisco le vacanze, potete aspettare? No, deve andare subito è la risposta. Il magistrato mi aspetta con le parole: confessi, Zoff ha già parlato. Ma confessare cosa? Ci ritirarono anche i passaporti, a tutti i 22 giocatori, come se fossimo pronti ad evadere all'estero. Eravamo sotto accusa per il premio ricevuto dallo sponsor nel viaggio di ritorno e rinviati a giudizio anche per non aver denunciato i soldi incassati nella dichiarazione dei redditi presentata nell'83. Fummo prosciolti con formula piena nell'89. Questo non è cambiato: se un manager guadagna milioni è perché li merita, i soldi degli sportivi invece sembrano sempre ingiusti e esagerati".

Su Bearzot: "Lo dico per Bearzot che meriterebbe oggi un grande ricordo, invece è trascurato. Parlano più di noi che di lui. Non è giusto. Lui se credeva in qualcosa buttava giù i muri a testate. Raccontano di tutto in tv, i documentari sportivi non mancano. Ma perché su Bearzot niente? Ci ha fatto vincere un titolo che mancava dal '38 e avere un successo che ci sfuggiva da 14 anni, dall'Europeo del '68".