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Suarez, parla l’ex rettrice dell’Università: “Mai volontà di favorire la Juve. Suarez facilitato dall’essere spagnolo”

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Le parole sul discusso esame del giocatore dell'Atletico Madrid

redazionejuvenews

TORINO - L'ex rettrice dell’Università per stranieri di Perugia Giuliana Grego Bolli, ha parlato intervistata dai microfoni de La Repubblica per la prima volta dopo la sospensione di otto mesi avvenuta in seguito alle vicende legate all’esame per la cittadinanza italiana di Luis Suarez.

"Quando il rettore dell’Università degli Studi di Perugia mi ha chiamato per dirmi che la Juventus stava cercando di fargli fare l’esame di italiano, mi hanno dovuto spiegare chi fosse. Il calcio non mi interessa. Nella mia famiglia sono tutti juventini, ma io non guardo le partite. Ho pensato che fosse un buona opportunità per rilanciare la visibilità del mio Ateneo”.

“Sessione solo per Suarez? Serviva a evitare i rischi di assembramento dovuti alla presenza di un calciatore così famoso. Il 22 ci sarebbero stati altri quaranta candidati a sostenere l’esame di lingua e, in concomitanza, i test di ingresso per i corsi di laurea. Si sarebbe creata una ressa. Rivendico questa scelta: è stata una mossa giusta”.

“Non ho avuto alcun ruolo nella preparazione né dell’esame, né del certificato consegnato a Suarez il 22 settembre. Il livello B1 richiede una capacità di farsi capire a livello medio-basso. Suarez, essendo ispanofono, era facilitato come comprensione e produzione lessicale. Durante la pandemia, inoltre, l’esame di B1 si tiene solo in forma orale e dura circa 12 minuti. A queste condizioni risulta più accessibile, tant’è che tra giugno e luglio nessuno dei 60 candidati che lo ha sostenuto da noi è stato bocciato. Avendo studiato, Suarez poteva superare un B1. Però, a onor del vero, io non l’ho mai sentito parlare”.

“Le intercettazioni sugli esaminatori? Di sicuro c’è stata una sovrabbondanza di chiacchiere, un’euforia dovuta in parte alla legittima voglia di promuovere l’Ateneo e in parte alla fede calcistica. Spina e Olivieri sono juventini. Si era creato un clima da stadio, per così dire. Non ho mai avuto la sensazione che ci fosse la volontà di favorire la Juventus, né pressioni di alcun genere. A me di Suarez non importava niente. La foto con lui l’ho fatta per mio nipote, che è juventino pure lui, mi aveva chiesto di portagli l’autografo”.