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Bercellino: “La finale del 1965 gara molto ostica, domani 1-0 per la Juve”

Juventus

Giancarlo Bercellino, ex calciatore, ha analizzato l'incontro di domani sera tra Juventus e Inter, con un cenno alla gara del 1965.

redazionejuvenews

Giancarlo Bercellino, ex calciatore della Juventus, ha rilasciato delle dichiarazioni a Tuttojuve.com sulla finale di Coppa Italia tra Juventus e Inter, parlando anche della finale del torneo nazionale nel 1965, proprio tra i bianconeri e nerazzurri. Ecco le sue parole sulla gara di quasi 60 anni fa: "Sembra l'altro ieri, eppure sono già trascorsi 57 anni. Sarà una grande emozione vedere nuovamente Juventus ed Inter confrontarsi nella finale della coppa nazionale. Ricordo un match molto combattuto, nessuno di noi voleva perdere l'incontro. Herrera ci chiese di avere molta pazienza, dovevamo lasciar sfogare l'Inter per poi colpirla in contropiede. E andò proprio così. Menichelli segnò un gol in ripartenza, era imprendibile a campo aperto. I difensori nerazzurri non riuscirono a contenerlo, la squadra era scoperta. Poi difendemmo il vantaggio per il resto della partita. Le persone si ricordavano solo di chi vinceva. A loro non importava il tipo di gioco espresso. L'Inter era più forte, una super squadra, d'altronde la potevi battere solo così. E qualche buon risultato lo abbiamo ottenuto."

Su Allegri e la diatriba tra giochisti e risultatisti, discussione che va avanti da diverso tempo: "Perché ciò che importa è il risultato. Tutti parlano di Guardiola, ma Ancelotti con il sistema di 40 anni fa ottiene ancora risultati. Il calcio si modernizza, ma alla fine resta sempre quello."

Sulla sfida di domani sera, gara che può decidere una stagione: "Ci sarà molto equilibrio, sono due squadre che si equivalgono. Vincerà chi sbaglierà di meno. Pronostico? Vincerà 1-0 la Juve, non sarà una partita piena di gol. Farò il tifo per la mia squadra del cuore. Sono sempre stato juventino, ho realizzato il mio sogno nel cassetto. Ero arrivato adolescente, sono andato via uomo. Auguro ai ragazzi di oggi come Miretti di seguire questo percorso, perché le bandiere nel calcio sono quasi del tutto scomparse. Il futuro è dei giovani."