archivio2017

È Cuadrado il segreto bianconero: quando segna lui, la Juve vince

Notizie Juve, il ricordo sui social della gara dello scorso anno.
Il colombiano è l'arma in più dei bianconeri quando le partite si complicato

redazionejuvenews

TORINO - Se la Juve si impantana, palla a Cuadrado o dentro Cuadrado (dalla panchina). E qualcosa cambia. A volte tutto. Questa è la storia di un giocatore che Antonio Conte voleva tanto e che poi ha mollato; e che la Juve ha preso, lasciato, ripreso, riscattato perché convinta che uno come lui non c’è. Certo, poi è venuto il brasiliano Douglas Costa, ma un giocatore cresciuto a pane e Italia come il colombiano ­ quindi imbevuto di dribbling e sacrificio difensivo ­ no, non c’è. Juan Cuadrado è uno sorridente. E questo già vale un bel po’. E’sviluppatore di calcio come di scherzi e sorrisi: poi a volte esonda e deraglia (tipo un anno fa quando se ne andò da Vinovo o nella finale di Cardiff), ma Allegri sa che contare su di lui significa avere un giocatore capace di cambiare marcia, di arretrare fino a fare il terzino, di sedersi in panchina ed entrare come se nulla fosse successo. E’ il vigile che smuove il traffico impantanato: se il gioco si ingolfa, dentro lui qualcosa si muove. La crescita dell’ala colombiana in questi tre anni di Juventus è evidenziata anche dalle medie voto: 6,34 il primo campionato (2015­ -16), 6,18 il secondo e finora un corposo 6,54. Il tutto frutto di gare in cui ha scosso e percosso il dirimpettaio: come Biraghi contro la Fiorentina (con assist a Mandzukic), come Santon contro l’Inter, come a Lisbona contro lo Sporting quando un suo guizzo accende l’azione per l’1­1, oppure ad Atene, perfetto a segnare l’1­0 su taglio e appoggio facile. La trasformazione di Cuadrado nasce da tanta Italia (Lecce e Fiorentina) ma anche da un’istruzione juventina: avrà anche fatto degli errori, passati o recenti, ma è cambiato da così a così sul campo. Juan non è un giocatore da molti gol all’anno. Ma quando segna la Juve sa di avere mezzo piede nella casella «tre punti in più». Da quando è alla Juventus ha segnato in dodici partite (12 gol) e solo in un’occasione la sua rete non ha portato la vittoria:successe contro il Bayern Monaco, serata dura di Champions. Per il resto, Juan porta bene. Anzi benissimo. Andando a ritroso, i suoi gol contro Olympiacos, Benevento, Spal, Genoa, Samp, Inter, Lione, Palermo, Frosinone, Fiorentina e Torino hanno portato tutti tre punti e in tre occasioni per 1­0. Una sentenza. Le sue medie comparate con le altre del ruolo, lo vedono davanti negli assist (0,31 e 0,08), nei dribbling riusciti (1,38 e 0,8), nella percentuale realizzativa (23% contro l’11% della media­ruolo), nei cross (2,62 contro l’1,22) e nelle occasioni create (2,15 contro 0,98). I numeri sono questi.